Il 30 ottobre 2006 usciva “Endless Wire”, undicesimo album studio del gruppo britannico The Who. Ci sono voluti 13 anni prima che quella considerata unanimamente come una delle maggiori rock’n’roll band di tutti i tempi, ponesse fine al silenzio. Infatti il 6 Dicembre 2019 ha visto la luce “Who”, l’ultimo lavoro della band originaria di Londra, forte di una carriera che supera il mezzo secolo e con all’attivo 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.
La produzione di Who, il nuovo album dei Who
L’album registrato prevalentemente a Londra e Los Angeles, si compone di 11 tracce (più 3 bonus nella Deluxe Edition). Pete Townshend, leader e chitarrista della band, nonché l’autore accreditato in quasi tutte le canzoni di “Who”, ha curato la produzione insieme con Dave Sardy, il quale ha lavorato tra i tanti anche con Noel Gallagher, Oasis e Gorillaz.
La produzione vocale è stata affidata a Dave Eringa (Manic Street Preachers, Roger Daltrey, Wilko Johnson). Non manca l’intervento del fratello minore di Pete, Simon Townshend, accreditato a sua volta nella traccia numero 9: “Break the News”. Tra gli altri collaboratori figurano il batterista Zak Starkey (figlio di Ringo Starr), il bassista Pino Palladino, Benmont Tench, Carla Azar, Joey Waronker e Gordon Giltrap.
Il sound dell’album
Il sound è quello degli anni ’70, sembrerebbe quasi anacronistico alla luce della forza e del vigore che caratterizza la musica pop scala classifiche degli ultimi anni, eppure loro non si smentiscono e non deludono. Anche se cautamente Pete Townshend dichiari “[…]. Non volevo mettere a disagio nessuno. I ricordi vanno bene, ma alcune canzoni si riferiscono alle cose di oggi”, dimostrano di avere ancora molto da dire e che il rock non è morto! I fasti di una generazione cresciuta dilaniando palchi e timpani con un sound rock senza compromessi – che ha fatto sì che venissero distinti e apprezzati in tutto il mondo – ha ancora da regalarci molto.
Tutto questo però senza scadere – quindi – nella pura e semplice nostalgia dei tempi che furono: “Roger (Daltrey) ed io siamo entrambi vecchi ormai, quindi ho cercato di stare lontano dal romanticismo e dalla nostalgia, se possibile…” ha commentato Pete Townshend, aggiungendo che “Quasi tutti i pezzi sono stati scritti l’anno scorso. Non c’è nessun tema, nessun concetto, nessuna storia: solo una serie di canzoni che io e mio fratello Simon abbiamo scritto per dare a Roger Daltrey la giusta ispirazione per far rendere al meglio la sua voce…”, mentre Roger Daltrey ammette che secondo lui Who rappresenta di fatto “il miglior album dai tempi di Quadrophenia“.
Le tematiche dell’album
L’album si apre con la traccia “All this Music Must Fade”, la quale affronta il tema attualissimo del plagio musicale nella nostra epoca: “[…]. Le nostre possibilità musicali sono abbastanza limitate nel 21° secolo, senza che qualche cretino sostenga di aver inventato un giro di accordi prima di noi”, nota aspramente Pete Townshend.
La copertina dell’album
La creazione dell’artwork di “Who” è stata affidata all’artista pop Peter Blake, il quale venne a contatto con la band per la prima volta nel 1964 in occasione di una registrazione dello show televisivo “Ready Steady Go”. Blake aveva già disegnato la copertina dell’album “Face Dances” (del 1981), oltre a quella di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles.