Di recente, abbiamo avuto modo di leggere la splendida lettera che Bono Vox ha scritto ai Rolling Stones, indicando tutte quelle emozioni e quella ispirazione che la formazione britannica è stata in grado di donare al leader degli U2, una band irlandese che certamente non è stata sconosciuta nell’ambito della storia della musica. In un filone che ha visto Bono Vox rivolgersi a tutti quei suoi idoli artistici che gli hanno cambiato la vita, vogliamo parlarvi anche della splendida lettera che Bono Vox ha scritto ai Beatles, indicando tutte quelle caratterizzazioni tali di un’ispirazione e di un amore che si spingono ben oltre l’arte e che riguardano anche la sfera emotiva e sensoriale di un’artista. Una lettera di grandissima bellezza che vogliamo citarvi all’interno del nostro articolo.
L’omaggio di Bono Vox ai suoi più grandi idoli
Che un artista o un musicista possa ispirarsi ad un altro per la realizzazione dei suoi più grandi capolavori o semplicemente per la maturazione di uno stile, non c’è assolutamente dubbio e la storia dimostrato che ciò accade molto più spesso di quanto si potrebbe credere. Che questo stesso artista si rivolga con un grado di riverenza e di umiltà nei confronti dei suoi più grandi idoli, e certamente più difficile. Ed è per questo motivo che le lettere che Bono Vox ha realizzato nei confronti dei suoi più grandi idoli, come i Rolling Stones e i Beatles, acquisiscono una grandissima importanza e una sincera bellezza che merita di essere Sottolineata. Il frontman degli U2 ha indicato, tra gli artisti più importanti della sua vita, non soltanto le band britanniche sopraccitate, ma anche Bob Dylan, Nirvana e Patti Smith. Per questo motivo ha deciso di scrivere una lettera ad ognuno di loro, indicando il momento in cui li ha conosciuti, quanta crescita ci sia stata nella ascoltarli e tutte le emozioni che sono stati in grado di donargli.
La lettera di Bono Vox scritta ai Beatles
Di seguito, è indicata la lettera che Bono Vox ha scritto ai Beatles:
“Cari Beatles,
rappresentate il primo ricordo che ho della musica. Avevo tre anni e mi trovavo nel cortile sul retro della mia casa al numero 10 di Cedarwood Road… Associo I Want To Hold Your Hand all’odore dell’erba appena falciata, mentre me ne stavo sdraiato sul prato verde dopo che mio padre lo aveva tagliato… Accanto a me c’era la falciatrice che aveva i rotori macchiati di verde e doveva essere riparata. Mio fratello Norman riuscì ad aggiustarla… Lui riusciva a riparare qualsiasi cosa. Era la primavera del 1964… questa canzone alla radio sprigionava energia vitale… come se io, per la prima volta, mi rendessi conto di essere vivo e che questa fosse una cosa davvero grandiosa! Non so di chi fosse la mano alla quale avete pensato quando avete scritto questo brano… sarebbe stato bello immaginare fosse quella di mia madre, ma all’età di tre anni la maggior parte dei bambini cercano di spezzare certi legami… io non avevo pensieri così materni o romantici. Nella mia testa sembrava come se l’universo stesse cantando direttamente per me… e provo ancora questa sensazione adesso quando ascolto molte delle vostre canzoni. Forse è proprio così che può sorgere un complesso messianico… il vostro fan, Bono”.