Era il 20 settembre del 1976 quando il giovane Larry Mullen, affisse un messaggio per trovare giovani musicisti, suoi coetanei, interessati a creare una band, nella bacheca della Mount Temple School di Dublino. All’annuncio avrebbero risposto Adam Clayton, famigerato in giro per l’istituto per il suo atteggiamento particolarmente sprezzante, David Howell Evans, o, per meglio dire, The Edge, suo fratello Dick e un ragazzo ribelle ed estremamente carismatico di nome Paul David Hewson, già da allora, soprannominato Bono Vox per la sua bella voce; fu allora che prese vita ciò che, in seguito, si sarebbe rivelato una delle più grandi Rock Band di tutti i tempi, gli U2.
I cinque ragazzi non esitarono un istante a formare un gruppo e a dargli il nome di Feedback. Dopo aver passato un anno a provare nella cucina della casa di Larry Mullen, i Feedback si esibirono dal vivo per la prima volta nella stessa scuola in cui mossero i primi passi. Era il 1977 e il gruppo propose alcune reinterpretazioni degli artisti più in voga in quel momento. In particolare, I Feedback presentarono Show Me The Way di Peter Frampton, Jumpin’ Jack Flash dei Rolling Stones e Suffragette City di David Bowie.
Poco tempo dopo, la band decise di cambiare nome in The Hype. Fu in quel momento che i membri del gruppo si trovarono d’accordo nell’affermare che tre chitarristi sarebbero risultati superflui per soddisfare le esigenze di una band che avrebbe abbracciato esigenze per le quali, un sovra numero di strumentisti non sarebbe stato necessario. Dopo la dipartita di Dick Evans, gli U2 stabilirono quella che sarebbe diventata la loro formazione definitiva.
Le più grandi influenze degli U2 attraverso la loro discografia
Era il 1978 quando, la Punk Rock Band d’avanguardia Ramones, si esibì per la prima volta a Dublino. I membri degli U2 assistettero, trepidanti, al concerto, sancendo una svolta radicale nella loro carriera artistica. Bono testimoniò l’accaduto nel testo del singolo rilasciato per il loro album del 2014, Songs Of Innocence, The Miracle (Of Joey Ramone), raccontando dell’accaduto come di un rituale apotropaico che ha permesso ai membri del gruppo di aprire i propri orizzonti musicali verso una nuova luce. “Mi sono svegliato nel momento in cui il miracolo era avvenuto. Ho sentito una canzone che dava un senso al mondo”.
Nel 2001, Bono Vox scrisse di Joey Ramone per la rivista Time; spiegando, alla luce della sua morte, all’età di 49 anni, quanto l’apporto della sua band sia stato cruciale per la carriera degli U2. “Improvvisamente, l’unico ostacolo da superare era la nostra stessa immaginazione. Ci sentimmo inarrestabili; nessuno avrebbe potuto fermarci. Chiunque potrebbe suonare i quattro accordi di cui si componevano i brani dei Ramones. Il loro segreto stava nel modo in cui li sentivano, non nella tecnica con cui li adottavano. Ciò che riuscivano a costruirvi intorno, era qualcosa di stupefacente. La comprensione, d’un tratto, divenne la cosa più importante da raggiungere”. Anche Adam Clayton ha citato i Ramones nel suo discorso di introduzione degli U2 nella Rock & Roll Hall Of Fame del 2005, rivelando di aver sentito l’esigenza di formare una band, affinché la musica e il Punk salvassero lui, come gli altri membri del gruppo.
Nell’iconico stile degli U2, è possibile ritrovare chiare inflessioni di alcune figure artistiche, capostipiti della corrente artistica del Punk, quali i The Clash, i Joy Division e la poetessa Patti Smith. Il loro inconfondibile sound risente, inoltre, dell’influenza di massimi esponenti dell’Hard Rock come i Led Zeppelin e gli Who. La magia di cui la musica degli U2 è intrisa, va ricercata nella poliedricità magistrale con cui, la band, riesce a collimare i generi musicali più disparati; dalle meticolose sezioni elettroniche tipiche del Post-Punk alle sfumature Alternative Rock, con le quali riescono a rendere il proprio plesso compositivo, meravigliosamente variegato.