Nel decimo anniversario della sua morte, è bene riflettere sull’eredità dell’eroe heavy metal Ronnie James Dio
“A Ronnie sono stati diagnosticati i primi stadi del cancro allo stomaco. Stiamo iniziando il trattamento immediatamente. Dopo aver ucciso questo male, Ronnie tornerà sul palco, a cui davvero appartiene, facendo ciò che ama di più, esibendosi per i suoi fan”. Questa era stata la dichiarazione rilasciata da Wendy Dio, moglie e manager di Ronnie, che annunciò la malattia di suo marito nel novembre 2009. Purtroppo, Ronnie morì, ma il suo contributo nella musica fu straordinario. Non è così sbagliato dire che Ronnie James Dio ha salvato il mondo del metal.
La chemioterapia e la morte di Ronnie James Dio
Dopo essere stato diagnosticato un cancro al quarto stadio, Ronnie iniziò immediatamente a sottoporsi a un ciclo di chemioterapia e inizialmente la prognosi era buona. Il bassista Geezer Butler, il suo compagno di band in Heaven & Hell che aveva lavorato per la prima volta con i Black Sabbath nel 1979, era tra quelli che lo visitò in ospedale. Nel 2010 ci fu l’ultima apparizione pubblica alla cerimonia di Golden Gods di Revolver l’8 aprile 2010 a Los Angeles e Ronnie disse che il trattamento era molto duro. Affermò che non riusciva a mangiare ma riuscì a stemperare il momento difficile con la sua consueta ironia. Il 16 maggio la malattia vinse e morì, a 67 anni.
Le origini “italiane” di Ronnie James Dio
Quelli che lo conoscevano bene – tra cui il suo ex compagno di band Tony Iommi – hanno confermato che ha affrontato la sua malattia con positività e coraggio fino alla fine. Ronnie James Dio, nel corso di cinque decenni, viene definito uno dei più importanti vocalist hard rock di tutti i tempi. Pensate che c’era anche un po’ di sangue italiano in lui, dal momento che la sua famiglia era italo-americana. Pensate che all’inizio scelse di suonare la tromba, prima di scoprire definitivamente le sue doti canore. È noto che Ronnie fosse stato pesantemente influenzato dal cantante lirico Mario Lanza, noto cantante del “melodramma“.
L’amicizia con Ritchie Blackmore e Malmsteen
“Senza un duro lavoro non ottieni nulla che duri per un lungo periodo di tempo”. Queste erano le parole chiave di Ronnie James Dio che si laureò addirittura in farmacologia, prima di prendere la strada del rock. La sua strada lo fece presto incontrario con Ritchie Blackmore, il chitarrista dei Deep Purple. Blackmore lo ammirava moltissimo, così come Yngwie Malmsteen con cui suonò anche una cover pazzesca di Dream On degli Aerosmith. Quando Ritchie lasciò i Purple nel 1975, portò la band di Ronnie James come band di supporto per registrare un album, arruolando proprio Ronnie come cantante.
Purtroppo la collaborazione tra Ronnie e Blackmore finì e, nel 1979, Ronnie si unì ai Black Sabbath, orfani di Ozzy Osbourne. “Con Tony ho trovato una persona simpatica con cui scrivere. Sono stato molto fortunato a scrivere con Ritchie Blackmore e Tony”, disse Ronnie molti anni dopo. Lui stesso ha definito il periodo con Tony il momento preferito di sempre e fece di fatto rialzare i Black Sabbath, dando un nuovo suono. Forse i fan non si dimenticarono mai di Ozzy, ma poco importa. Ronnie James Dio ha dato un contributo importante per la musica.