E’ di pochi minuti fa la notizia del suicidio di Chester Bennington.
Il cantante, musicista e attore statunitense – nonchè leader dei Linkin Park – aveva 41 anni e abbandona, così, 6 figli ottenuti da due mogli.
Lo statunitense ripercorre, in questo modo, le orme di un uomo a lui molto vicino e che ha avuto la sua stessa, tragica, fine: Chris Cornell, che si era suicidato il 18 maggio e che oggi avrebbe compiuto 53 anni.
Cercando di allontanarci da ogni tipo di giudizio morale che non ci apparterrebbe, era ben nota la sua lotta all’alcol e alle droghe, che per anni l’avevano tormentato.
Il frontman dei Linkin Park, inserito tra i 100 migliori cantanti metal di tutti i tempi da Hit Parader, era figlio di un poliziotto e di un’infermiera. Ha iniziato a fumare marijuana all’età di 11 anni, travolto da problemi familiari e personali (tra cui anche molestie sessuali). Il tatuatissimo (ogni tatuaggio per lui rappresentava una storia) nativo di Phoenix era abile con chitarra, percussioni, tastiere e sintetizzatore… oltre che con una non di certo sottovalutabile voce.
Ha militato, all’interno della sua carriera, nei Grey Daze, Stone Temple Pilots e Dead by Sunrise (oltre, ovviamente, ai Linkin Park) per un totale di 11 album in discografia, più una colonna sonora, numerose collaborazioni e apparizioni in video musicali e film.
Ci lascia, dunque, un personaggio che non ipocritamente definiamo fenomenale nel suo genere.
Una morte che, di certo, ipotesi su ipotesi non potranno mai chiarire al 100%… del resto, spiegare certi comportamenti umani sarebbe semplicemente blasfemo.
Lo staff di Nefele