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Addio Stephen Hawking: Quella volta che collaborò con i Pink Floyd

Nel giorno della morte di Stephen Hawking, ricordiamo il grande genio con alcune tra le eredità che ha lasciato. Prima tra tutte: i Pink Floyd.  

di Bruno Santini (Nefele)


Vi siete mai chiesti che cosa sia il genio?
È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione, si diceva nel film Amici Miei. Fu una voce fuori campo, in quel caso, ad anticipare “un colpo di genio” del Necchi. E’ capacità di poter creare, aggiungeremmo noi.

C’è una sottile differenza che gli inglesi sottolineano, differenziando “do” e “make”. Do ha un’accezione generale, si rapporta all’incarico, alla responsabilità che non implichi produzione di oggetti fisici. Make, invece, è il fare con mano. Creare un qualcosa di fisico, concreto, attraverso la propria attività. La sfumatura è  sottile, lieve, eppure è in grado di spiegare al meglio il concetto che vogliamo sottolineare. La capacità di poter creare qualcosa non si limita soltanto alla produzione di un qualcosa di definito e fisico. Va ben oltre, riesce a far esprimere quello che è il vero e proprio genio. Ci sono personalità che hanno certamente influenzato la nostra realtà.

In un modo o nell’altro, con un procedimento o con un’intuizione, la nostra realtà ha sempre ospitato quelli che noi chiamiamo geni. Geni, costoro, lo sarebbero stati anche senza un loro prodotto, un loro oggetto.

Il genio e la creazione

Tra questi geni non possiamo non annoverare Stephen Hawking. Il britannico, scomparso oggi a Cambride, è stato un cosmologo, fisico, astrofisico e matematico. Tutto ciò ci dice ben poco, insomma: di matematici e fisici ce ne sono e ce ne sono stati molti. Ovviamente, la considerazione da fare intorno al britannico va ben oltre la pura e semplice definizione della sua professione. Il britannico ha studiato, ne più ne meno, l’origine dell’universo e i suoi confini.

A lui si deve la teoria cosmologica sui confini dell’Universo e sulla termodinamica dei buchi neri. Non solo: non si è mai fermato, andando oltre se stesso, le sue scoperte, i limiti imposti dalla SLA, il pericolo della morte e i famosi due anni di vita che i medici gli preannunciarono. I confini di cui parlava, quelli universali che non esistevano all’inizio dell’Universo, possono essere rapportati a ogni cosa. Hawking non è soltanto un fisico, un astrofisico, un matematico. Ciò lo rende un autentico genio. Un genio in grado di fare autoironia, di lasciare al mondo frasi pungenti e divertenti, ma soprattutto grandi avvertimenti. Sono stati i figli, per primi, a diffondere la notizia della sua avvenuta morte. Non solo un grande genio, come sottolineano, ma anche un grande uomo.

Perchè parliamo di Stephen Hawking?

Certamente non ci intendiamo di astrofisica, fisica, biografie o matematica. I nostri orizzonti sono diversi, ma non per questo le nostre visioni possono incontrarsi con quella del britannico. Innanzitutto, perchè, un grande personalità come quella di Stephen Hawking ha avuto una grande rilevanza anche nella cultura di massa. A partire da cartoni, come Simpson e Futurama, che hanno ospitato il grande genio in una loro puntata. Fino ad arrivare ad altri esempi, come The Big Bang Theory, che vede la sua comparsa. Musicalmente parlando, e quindi rientrando nel nostro campo, abbiamo testimonianze dell’eredità lasciata, già in vita, dal britannico. Dall’incontro con Brian May, anch’egli valente astrofisico, alla sua partecipazione (o meglio, quella della sua voce) all’interno di due brani dei Pink Floyd.

Il fatto che una personalità che ha operato in un determinato campo riesce a figurare in tutt’altri campi è indicativo. Ci fa rendere conto di quanto sia stata importante una genialità tale da poter influenzare ogni fattore, essere presente in più contesti, ma soprattutto essere duttile e incline non solo alle proprie competenze, ma anche a quelle altrui. A partire, certamente, dal sociale. I Pink Floyd, infatti, riprendono proprio un suo discorso che non parla di scoperte scentifiche, di numeri o calcoli, ma di un qualcosa di essenzialmente sociale. La parola, il grande dono che l’uomo ha ricevuto e che spesso dimentica di avere, o sottovaluta.

La sua voce in Keep Talking e Talkin’ Hawkin

Dobbiamo, purtroppo, dire con grande malincuore che è morto Stephen Hawking. E’ pur giusto, come accade in tante occasioni simili, voler ricordare una grande personalità. Quando parliamo del britannico indichiamo, certamente, uno dei più grandi geni che siano mai esistiti. Non solo: è stata una vera e propria icona, come testimoniano molte citazioni e riferimenti in diversi mondi. Da quello artistico a quello musicale, da quello ludico a quello televisivo. Come non citare, allora, i Pink Floyd?

In due brani della band, infatti, Keep Talkin e Talkin’ Hawkin, è presente la voce campionata dell’astrofisico britannico. Per quanto riguarda il primo brano, è contenuto nell’album The Division Bell, del 1994. Si tratta della nona traccia dell’album definito, da Roger Waters«Robaccia… senza senso dall’inizio alla fine…». All’inizio e alla fine del brano sono presenti delle registrazioni telefoniche. Queste sono generate da un sintetizzatore vocale di Stephen Hawking, l’unico strumento che gli permetteva di comunicare. La malattia al motoneurone, infatti, che l’ha colpito nel 1963 l’ha reso impossibilitato ad ogni altro tipo di comunicazione.

Per quanto concerne, invece, il secondo brano, esso fa parte dell’album The Endless River, del 2014. L’ultimo brano della band britannica, uscito venti anni dopo l’ultima pubblicazione, contiene la traccia sopracitata. Nel brano, scritto da David Gilmour e Richard Wright, è presente la voce computerizzata del matematico, fisico e astrofisico. Si tratta, inoltre, dell’unica parte vocale del brano, interamente strumentale. La voce è tratta dallo stesso spot pubblicitario di Keep Talkin. Trattasi, infatti, di uno spot pubblicitario di British Telecom del 1994. In questo spot si dà valore alla parola, unica in grado di creare la comunicazione, le idee, le scoperte e le invenzioni.

Questo e altro ci fa capire quale sia stata l’influenza sociale lasciata da Stephen Hawking. Un’influenza, come vediamo, non solo nel suo campo, ma in tutti i campi del sociale.
Addio, Stephen. 

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