Esattamente 49 anni fa, il 24 febbraio del 1969, Jimi Hendrix si esibiva al Royal Albert Hall di Londra.
Fu uno dei concerti più straordinari del cantante e chitarrista statunitense, ovviamente insieme alla sua band. Il concerto, suonato dallo statunitense insieme alla sua Experience fu segnato dalla presenta di un pubblico in visibilio. Non solo: il famoso gesto di Jimi Hendrix non mancò neanche sul palco del Royal Albert Hall. Ma, nello specifico, ecco tutto ciò che è successo in quella famosa giornata del 24 febbraio:
Inizialmente era prevista una sola esibizione da parte del colosso della chitarra al Royal Albert Hall di Londra. Siccome, però, la folla pretendeva a gran numero una nuova esibizione, fu accontentata. La prima data londinese ci fu il 18 febbraio del medesimo anno. 4500 biglietti in più, però, erano stati venduti nel giro di poche ore. Gli organizzatori capirono che c’era bisogno di fissare un’altra data, e così fu. Il 24 febbraio, dunque, Jimi Hendrix si esibì per la seconda volta al Royal Albert Hall. Ciò che trovò davanti fu un vero e proprio spettacolo. Bambini che salivano, prima dell’esibizione, sul palco per stringere la mano al loro idolo. Adulti, più temerari, che si arrampicavano sulle balconate per eludere la sicurezza. Continue comparsate sui palchi che dimostrarono tutta la celebrità che lo statunitense aveva nella capitale inglese.
Quella serata fu fantastica, e segnata soprattutto da una celebre esibizione da parte di Jimi Hendrix e della sua Experience. Un Royal Albert Hall ricolmo potè assistere all’esibizione di brani storici. Primo fra tutti Bleeding Heart, brano del 1961 che porta la firma del bluesman Elmore James. Quella fu la prima volta in cui ci fu una personalissima interpretazione del brano da parte dell’Experience. Il brano, poi, fu registrato due mesi dopo al Record Plant di New York. E ancora, Red House, Stone Free e Foxy Lady. Prima che il pubblico famelico possa avere la meglio, il concerto procede linearmente con numerose collaborazioni musicali.
Insieme alla band suonano, infatti, Rocky Dzidzornu prima (alle conga), Chris Wood poi (al flauto) e Dave Mason ancor dopo (alla chitarra). Ciò che ne deriva è una personalissima rivisitazione di Room Full of Mirrors. Il brano fu interpretato in chiave prettamente blues. Il risultato? Il pubblico del Royal Albert Hall non era ancora soddisfatto, anzi, tutt’altro. Volendo sempre più, e urlando a gran voce al chitarrista e cantante statunitense di continuare, lo stesso nativo di Seattle si rese conto che non era finita lì. E così il concerto continuò. Dopo aver inizialmente abbandonato il palco, lo statunitense vi ritorna per un personalissimo medley di Purple Haze, Wild Thing e Smashing Of Amps. Brani, questi, certamente di non poco spessore. E così il pubblico viene accontentato, si riescono a placare i bollenti spiriti e il concerto diviene un vero e proprio successo.
Ad oggi, di quella magnifica serata, cosa c’è rimasto? Per i più fortunati, uno splendido ricordo. Per chi, invece, non era presente, c’è sempre la possibilità di visionare il concerto. Infatti, questo fu registrato da un’etichetta intima, gestita proprio dalla sorellastra di Jimi Hendrix: Janie. L’esibizione è stata registrata e diffusa sotto forma di documentario, soltanto 40 anni dopo quella preziosa data. Per chi non ne avesse abbastanza, è presente, sul mercato, anche un disco. Live at Royal Albert Hall è, infatti, un disco live pubblicato nel 2000. Esso contiene tutte le tracce esibite sul palco londinese.
Un’ultima chicca per chi è più attento. Il famoso gesto di cui parlavamo precedentemente, compiutosi alla fine dell’esibizione, altro non è che il marchio di fabbrica dello statunitense. Infatti, quello che per molti è il chitarrista migliore della storia ruppe, alla fine della sua esibizione, una Fender Stratoscaster del 1967. Della chitarra, distrutta, rimase soltanto il manico che fu donato alla folla. Un ricordo che rende quella magica serata ancor più speciale.
di Bruno Santini (Nefele)