I Rolling Stones sono, senza ombra di dubbio, una delle band più famose e longeve di sempre, nonché una delle più rappresentative del genere rock. Più e più volte ci siamo soffermati sulla band capitanata da Keith Richards e Mick Jagger, raccontandovi aneddoti e curiosità. Oggi, invece, vogliamo parlarvi in particolar modo del brano Street Fighting Man.
La storia di Street Fighting Man
Street Fighting Man, pubblicato il 31 agosto del 1968 ed estratto dall’album ‘Beggars Banquet‘, è considerato il brano più politico dei Rolling Stones. Non è un caso, infatti, che il pezzo sia stato censurato negli Stati Uniti appena 4 giorni dopo l’uscita. Ma come è potuto succedere? E soprattutto, in quale contesto storico e sociale è stato concepito il pezzo?
Per analizzare la storia di Street Fighting Man, però, è doveroso fare un passo indietro e partire dall’inizio. Il 17 marzo del 1968 Mick Jagger partecipò ad una manifestazione a Londra contro il coinvolgimento delle forze britanniche nella guerra in Vietnam. In un clima di tensione assoluta, dominato da durissimi scontri tra manifestanti e polizia, il frontman dei Rolling Stones rimase colpito dalla figura di Tariq Ali, storico e giornalista pakistano.
L’evento -insieme ai movimenti di rivolta verificatisi a Parigi tra maggio e giugno del ’68- ispirò Mick Jagger per la stesura di Street Fighting Man, originariamente intitolata “Did Everyone Pay Their Dues?”.
“Viviamo in un paese così strano -dirà Mick Jagger– facciamo sempre le cose in maniera differente, è sempre dannatamente noiosa la cosa. Londra è molto tranquilla rispetto ad altre città come quelle francesi ed americane, da noi ogni possibile cambiamento viene soffocato. In questi paesi c’è molto fermento a causa della guerra in Vietnam ed altri sconvolgimenti senza fine. In Francia ad esempio hanno quasi ribaltato il governo.”
La censura negli Stati Uniti
A causa delle tematiche ritenute soppressive e della possibilità che il brano potesse incitare ad ulteriori violenze, Street Fighting Man fu bandita da tutte le stazioni radio americane. Mick Jagger non accusò il colpo, anzi, era a dir poco orgoglioso del suo lavoro:
“Sono molto contento che abbiano bandito il brano. L’ultima volta che in America hanno bandito un nostro disco, poi ne sono state vendute milioni e milioni di copie. Hanno detto che è soppressivo? Beh certo che lo è!”
Keith Richards, invece, era più o meno della stesso opinione del suo collega: “questo dimostra solo quanto siano tutti così paranoici. Se volete veramente vederci causare dei problemi fateci salire sul palco, saremo veramente sovversivi.”