La lettera aperta indirizzata al magazine “Classic Rock” di Brian May in cui il chitarrista confessa il suo amore per i Beatles e le cause che l’hanno portato a definire i Fab Four come il baluardo della sua formazione compositiva ha, sicuramente, mosso gli animi di tutti gli instancabili fan dei Queen e dei Baronetti.
May afferma che, nonostante il connubio perfetto di creatività e spiritualismo all’interno della band, l’alchimia dietro le hit dei Beatles fosse prettamente opera di John Lennon; non a caso, la lettera si intitola “ecco perché amo John Lennon”.
Brian May e le difficoltà familiari
Come possiamo immaginare, intentare l’impervio cammino per il successo musicale era, ai tempi, una scelta al quanto discutibile, se non altro per la mole di stereotipi che, giorno per giorno perturbavano le vie dei giovani musicisti ambiziosi, pertanto, il rapporto della gran parte dei giovani rockers con le famiglie era, per lo più burrascoso e costellato di screzi.
I Queen e, in particolare, Brian May, non furono da meno. Nella lettera, infatti, il chitarrista esprime il suo rammarico per non aver mai potuto assistere ad un concerto dei Beatles a causa dei pregiudizi che i genitori del chitarrista nutrivano nei confronti del pubblico medio del gruppo. May sottolinea che scegliere di vivere di musica sia stato difficile dato il rapporto che aveva con suo padre che non ha mai realmente appoggiato la decisione del giovane Brian, arrivando a non rivolgergli la parola per un anno e mezzo.
L’omaggio di Brian May a John Lennon
In un panorama artistico come quello moderno, ricolmo di egocentrismo e false idolatrie, risulta impensabile che qualcuno possa esprimere la propria gratitudine nei confronti di un altro artista. Come sempre, però, a smentirci sono i veterani del rock, coloro che, nonostante abbiano percorso un cammino storico non indifferente, rimangono attaccati alle radici che li hanno resi degli inguaribili sognatori.
Nella lettera, Brian May esplica il suo modo di interpretare le composizioni dei Beatles e,come queste abbiano apportato alla musica dei Queen e, in generale, alla storia. Tra le righe del manoscritto leggiamo “Nell’intera storia non esiste nulla di simile. John Lennon, da uno che altro non era se non un teenager ben poco affascinante e con il dente avvelenato, si è trasformato nell’artista più geniale sulla Terra”.
Risulta, per cui, innegabile quanto la musica dei Beatles fosse introspettiva, coadiuvando gli ascoltatori ad immedesimarsi con le loro storie in una realtà nuova, libera dalle inibizioni sociali cui i giovani dell’epoca venivano relegati. Tra i Beatles, John Lennon era colui che meglio interpretava i trascorsi giovanili travagliati, fatti di perdite, eccessi e promiscuità in cui gli ascoltatori tanto si immedesimavano.
L’apporto compositivo dei Beatles nella musica dei Queen
L’influenza dei Beatles in tutta la produzione dei Queen è evidente, in particolare in brani come “Doing all right” e “Life is real” che, Freddie Mercury amava definire come “una sua canzone scritta nello stile di John Lennon”. L’encomio dei Queen che, pochi giorni dopo la morte di Lennon, proposero dal vivo una versione struggente di “Imagine”, rimane uno dei punti più alti della musica moderna.