I Pink Floyd, band rock britannica nata a Londra nel 1986, hanno scritto pagine indelebili nella storia della musica, annoverandosi tra le formazioni più prolifiche e influenti di sempre. Tra gli album di maggior successo dei Pink Floyd c’è naturalmente Wish You Were Here, pubblicato dalla band britannica il 12 settembre del 1975.
Il nono album in studio dei Pink Floyd
In questo nono album in studio dei Pink Floyd, probabilmente dedicato all’ex leader Syd Barrett, vengono trattati alcuni temi delicati come: l’assenza, i problemi dell’industria musicale e, naturalmente, il declino mentale di Barrett.
L’album fu presentato nel luglio del 1975 in un piccolo villaggio nell’Hertfodshire e pubblicato nel settembre dello stesso anno, ricevendo un successo a dir poco clamoroso: la EMI, infatti, non riuscì a soddisfare la domanda e a stampare copie a sufficienza. Wish You Were Here, inutile a dirsi, è ancora oggi una colonna portante del rock, una vera e propria pietra miliare di questo genere. Non è un caso, poi, che Richard Wright e David Gilmour l’abbiano nominato il loro album preferito dell’intera discografia dei Floyd. Ciononostante, come dichiarato dallo stesso Gilmour, il disco nacque in un periodo di grande confusione:
“All’epoca stavamo vivendo tutti un periodo molto difficile, molto confuso. Certo, avevamo avverato i nostri più grandi sogni, avevamo realizzato il disco con più vendite in assoluto e di certo non ci mancavano i soldi o le donne o qualsiasi altra cosa… ma alla fine era questo il vero problema: trovare degli stimoli per andare avanti.”
La copertina di Wish You Were Here
Uno degli aspetti più belli di questo concept album, concepito e scritto da Waters, è sicuramente la copertina. Il concept è nato da un’idea di Storm Thorgerson e progettato dallo studio fotografico e di grafica Hipgnosis. Ed ecco, nei dettagli, com’è nata l’iconica copertina di Wish You Were Here
“Ci siamo semplicemente seduti in una stanza e abbiamo iniziato ad ascoltare la musica dei Pink Floyd -ha spiegato Storm THorgerson, co-fondatore di Hipgnosis- Poi ci siamo confrontati, cercando di cogliere in pieno il reale significato del disco o comunque le intenzioni.”
E, alla fine, il risultato che ne uscì fuori fu a dir poco sorprendente: due figure, due uomini si stringono la mano in quello che sembrerebbe una solenne stretta di mano tra gentiluomini. Sullo sfondo, invece, una zona industriale praticamente deserta, in netto contrasto con l’eleganza dei due tizi.
Il tizio a sinistra indossa abiti eleganti e occhiali da sole, mentre quello a sinistra sembra essere un suo sosia o, magari, il suo alter ego. A differenza del primo il secondo è avvolto dalle fiamme. Fiamme che, secondo l’ideologia dello studio Hipgnosis, simbolizzano un distacco emotivo, riconducibile ovviamente al tema centrale dell’album: il distacco, l’assenza.