Quando un artista o una band arrivano al tramonto della propria carriera, il generale clima di incertezza e malinconia potrebbe riflettersi sul loro lavoro. Per gruppi come i Beatles invece questo discorso andrebbe fatto al contrario. Quando Paul, John, George e Ringo si ritrovano insieme per l’ultima volta – quel 20 Agosto 1969 – nello studio di Abbey Road, stanno per consegnare al mondo un album capolavoro. I Fab Four hanno appena completato il missaggio finale del loro undicesimo disco in studio. E sebbene stiano per sciogliersi – a causa degli irrecuperabile dissidi interni – Abbey Road rappresenta la summa dell’opera dei Beatles e un capolavoro destinato a diventare immortale.
Curiosità inedite su Abbey Road
Quando i Beatles pubblicano Abbey Road, pubblico e critica si dividono. L’accoglienza – soprattutto da parte della stampa – è piuttosto tiepida. Rolling Stone lo definisce “più complicato che complesso” e il New York Times dirà che prese singolarmente le tracce non sono nulla di speciale. La storia ha provato però con il tempo il contrario. Abbey Road è entrato negli annali della musica internazionale, diventando una vera pietra miliare nella discografia dei Beatles. Tante le storie che circondano l’undicesimo album di Paul McCartney e soci.
George Harrison ad esempio, ricevette l’ispirazione per Here Comes the Sun mentre sedeva nel patio della casa di Eric Clapton. Un altro brano cult dell’album – Come Together di John Lennon – venne bannato dalla BBC nel 1969 perché menzionava la Coca-Cola. L’azienda statunitense aveva una politica ben precisa contro l’inserimento dei suoi prodotti all’interno di canzoni. Ringo Starr dal canto suo, ebbe l’idea per Octopus’s Garden mentre navigava a bordo dello yacht di Peter Sellers. Il capitano dell’imbarcazione gli raccontò di come le piovre accumulino pietre e oggetti preziosi per costruire dei veri e propri giardini subacquei.
Perché l’album dei Beatles è un capolavoro
Il tempo intercorso dalla pubblicazione di Abbey Road ad oggi ha dimostrato – senza ombra di dubbio – che si tratti di un masterpiece nella discografia dei Fab Four. Un lavoro che – sebbene la band fosse al tramonto della propria carriera – scorre lineare, audace e pieno di spessore. Ma perché si può parlare di capolavoro? Essenzialmente per due motivi. Il primo appunto è che – sebbene Paul McCartney, John Lennon e soci non andassero più d’accordo – unirono le proprie forze per dare al pubblico un album bello e significativo. C’è unione di intenti, collaborazione immaginativa e uno sforzo collettivo di volontà, in un momento in cui c’erano anche tanti dissidi.
La seconda ragione – che in Abbey Road più che altrove diventa lampante – è il talento compositivo di George Harrison. Nonostante il Beatle abbia più volte accusato i suoi compagni – e il suo amico di vecchia data John Lennon – di non riconoscerglielo, la critica è stata più magnanima. I due brani che portano la sua firma – Here Comes the Sun e Something – sono dei veri e propri capolavori. John Lennon definì Something il suo brano preferito dell’intero album. E Frank Sinatra lo descriverà come “La più bella canzone d’amore che sia mai stata scritta”.