C’è stato un momento specifico, nella storia della musica, in cui i Deep Purple sono stati più della semplice formazione che può essere ascoltata con piacere o ammirata per il proprio talento. In un momento ben preciso la formazione britannica è riuscita a rivoluzionare il mondo della musica e della musica, imponendosi attraverso uno stile unico, segnato dalla realizzazione di capolavori di incredibile livello. Basti prendere in considerazione la semplice Smoke On The Water per capire che cosa questo significhi: qualsiasi cover band includeva questa canzone nella sua scaletta, ognuno comprò una chitarra e iniziò con questo riff a imparare a suonare, Made In Japan fece registrare dei record incredibili, soprattutto grazie alla presenza della versione live del brano. E’ il sogno dei Deep Purple che divenne realtà e che creò leggenda: leggenda tra le leggende fu Jon Lord, di cui vogliamo parlarvi in quest’articolo.
Dai Roundabout ai Deep Purple: la fondazione di Jon Lord
Il successo non nasce mai dal niente, che si abbiano alle spalle etichette discografiche potenti o il grande talento. C’è sempre bisogno di dare un avvio, di porre una base, di creare una tendenza. Prima di imporsi nel mercato discografico i Deep Purple sono stati Roundabout, hanno acquisito sonorità tendenti al progressive rock e si sono imposti come una delle formazioni più complesse del panorama musicale e artistico del secolo scorso.
Se oggi si parla di Deep Purple come “unholy trinity of British hard rock and heavy metal in the early to mid-seventies”, insieme a Led Zeppelin e Black Sabbath, inizialmente la formazione rientrava in logiche artistiche del tutto differenti, e ciò dipendeva da quel ruolo magistralmente ricoperto da Jon Lord, che aveva fondato la band e ne aveva acquisito moralmente il controllo, riuscendo a garantire un’impostazione musicale di grandissimo livello.
L’evoluzione, nata a causa di logiche di formazione volute da Ian Gillan e Ritchie Blackmore, è stata un naturale protendere verso sonorità differenti, che non hanno assolutamente snaturato quanto fatto e pensato dal tastierista e dalla band.
La più grande invenzione di Jon Lord
Separandoci dal contesto dei Deep Purple e prendendo in considerazione nettamente la figura di Jon Lord, basti citare una delle sue più grandi realizzazioni, in grado di dimostrare che il britannico è il miglior tastierista di sempre, nonché uno dei compositori migliori che la storia sia in grado di consegnarci, azzardando al pari dei grandi geni della musica classica.
Dal semplice ignorare l’uso del sintetizzatore Moog, al suo tempo considerato un’innovazione irrinunciabile, al fine di utilizzare l’organo Hammond che – data la collaborazione con Ritchie Blackmore – ha caratterizzato un’invenzione incredibile, fino al “Concerto for Group and Orchestra”, la realizzazione maestosa che l’ha portato ad essere uno dei nomi più importanti nella storia della musica. Le partiture del concerto, che venne eseguito nel 1969, vennero incredibilmente perse, causando in Lord un dolore indescrivibile.
Nel 1997, però, accadde l’impensabile, come raccontato dallo stesso tastierista: “Era il 1997 ed eravamo ad Amsterdam. Marco de Goeij, un giovane compositore olandese, chiese di incontrarmi prima di un nostro concerto; mi disse che, poiché le partiture del mio concerto erano andate perdute (cosa che aveva provocato in me enorme dolore) e tenendo conto che verosimilmente non sarebbero state mai più ritrovate, aveva deciso di riscriverle con l’unico ausilio dell’ascolto del disco e della visione del video”.
Dopo due anni di incredibile lavoro i due geni avevano ridato vita a quel Concerto che aveva cambiato la storia della musica, realizzato in collaborazione con la London Symphony Orchestra. Un qualcosa di incredibile, che ha posto le basi per un rock sinfonico che ancora oggi viene pensato come inarrivabile ma che dimostra, definitivamente, perchè Jon Lord è il tastierista migliore di sempre.