A vent’anni dalla morte di Lucio Battisti
«Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali: devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte.» Fu questo il contenuto dell’ultima intervista del cantante, compositore e polistrumenista italiano. La morte di Lucio Battisti è avvenuta 19 anni dopo queste parole. Essa è avvolta in un mistero che – ormai a vent’anni dalla sua scomparsa – non è stato ancora risolto.
Gli ultimi anni ed Hegel
L’ultimo album in studio pubblicato dal cantautore italiano fu Hegel. Così come tutti gli album precedenti pubblicati a cadenza biennale (a partire da Don Giovanni del 1986), l’album divise la critica. Da un lato gli estimatori, che giudicarono l’album un ottimo prodotto, addirittura dicendo che «di Hegel si può anche guardare solo le figure […] e poi dire in coro che “Mogol-Battisti però era un’altra cosa”, ma esaminato poco più attentamente […] finisce di farci vedere quanto è piccina, in confronto, l’attuale musica italiana» (Sandro Veronesi).
Dall’altro lato, c’è chi giudicò il prodotto scadente o addirittura inaccetabile, così come il suo stesso creatore, che era ormai diventato un fenomeno non più degno della considerazione italiana. Era il 1994 e quella fu l’ultima testimonianza artistica che si potè ricevere di Lucio Battisti.
L’asola, album fittizio che spiazzò tutta Italia
Due anni dopo, nel 1996, data la sopraccitata cadenza biennale si pensava che potesse essere pubblicato un nuovo album in studio da parte del cantautore italiano. Così non fu, e iniziarono a circolare voci e indiscrezioni circa una nuova collaborazione con Mogol, o addirittura un album completamente in controtendenza rispetto agli ultimi pubblicati.
Il 30 marzo del 1996 avvenne un qualcosa di incredibile. Il giornalista Franco Zanetti pubblicò un articolo dove affermava che il nuovo disco di Battisti fosse stato pubblicato su Internet in mancanza di una casa discografica. L’album si chiamava L’asola e la notizia fece scalpore. Il giorno dopo la notizia si diffuse su tutte le più grande testate nazionali; si scoprì ben presto, però, che si trattò di un pesce d’aprile e che l’album fittizio che spiazzò tutta Italia altro non era che “la sola” (se si sposta l’accento), parola che nel gergo romanesco significa “fregatura”.
La morte di Lucio Battisti il 9 settembre 1998
Non si ebbero più notizie di Battisti, nonostante i programmi televisivi e nonostante molti affermassero (con tanto di foto o video) di aver avvistato il cantautore. Le prime notizie, dopo molti anni, si diffusero tra il 29 e il 30 agosto del 1998. Battisti era gravemente malato e, nonostante il ricovero, la famiglia non diffuse alcun bollettino medico. Fino alla fine dei suoi giorni, quando venne spostato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale San Paolo di Milano, non si seppe nulla circa il suo stato di salute.
La morte di Lucio Battisti avvenne il 9 settembre 1998. Anche in quel caso non si seppe nulla. Il bollettino ospedaliero recitava: «il paziente, nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno assistito, è deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico severo sin dall’esordio». Da quel momento in poi le voci si sono moltiplicate; secondo molte Battisti sarebbe morto per un linfoma maligno che aveva colpito il fegato. Altre voci, invece, parlano di glomerulonefrite: una patologia che colpisce i reni. A 20 anni dalla morte, siamo ancora lontanissimi dalla verità.