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Moby Dick: la storia della canzone dei Led Zeppelin

Moby Dick è uno dei brani più iconici dei Led Zeppelin, una traccia strumentale che la band ha performato – non di rado – anche sui palchi fino 17 luglio 1977, al Seattle Kingdom. Vogliamo parlarvi della storia di questa traccia strumentale, il cui titolo si ispira al romanzo di Herman Melville in cui i confini della razionalità e della pretesa umana vengono sfidati e superati oltre l’inverosimile.

Le registrazioni di Moby Dick dei Led Zeppelin

Le registrazioni di Moby Dick vedono il grande predominio da parte di John Bonham, che prese parte attivamente alle sessioni di questo brano rimanendo in sala molto più del previsto. La band, notando questo suo atteggiamento, decise di rendergli omaggio attraverso un ruolo primario all’interno del brano: Robert Plant, che non prese parte alle registrazioni, ebbe il compito solo di introdurre John Bonham sul palco, mentre gli altri fecero da contorno nelle sessioni.

Ciò che è emerso dai documenti sul brano è che le registrazioni erano effettivamente molto più durature della versione del brano pubblicata: si stima fossero comprese tra i sei e i trenta minuti. 

Il riff presente all’interno del brano

Moby Dick, essendo una traccia strumentale, non può che essere caratterizzata dalla sua componente prettamente musicale. A tal proposito, sono da citare sia il riff di chitarra che l’assolo di batteria. Per quanto riguarda il primo, esso è tratto dalla versione di The Girl I Love She Got Long Black Wavy Hair, traccia poi rimasta inutilizzata, e ricorda molto da vicino il riff di Watch Your Step di Bobby Parker. 

John Lennon ammise, poi, che quel riff fu ispirazione anche di un suo pezzo: I Feel Fine, singolo dei Beatles (del 1964) dove c’è un ulteriore richiamo a quel riff stesso che ha avuto un seguito incredibile nella storia della musica.

L’assolo di batteria di John Bonham e le esibizioni dal vivo

Fino al 17 luglio 1977, ultima occasione in cui Moby Dick fu oggetto dell’esibizione da parte dei Led Zeppelin, l’esibizione di questa canzone caratterizzò, per i Led Zeppelin stessi e per John Bonham, un motivo di liberazione e di massimo sfogo.

La maggior parte delle volte, l’assolo di batteria di John Bonham ha dominato i palchi, tanto che la formazione britannica ha abbandonato il palco lasciando il solo batterista di fronte ad un pubblico estasiato. Tanta era la forma, tanta l’energia che in alcune situazioni le bacchette si spezzavano – o Bonzo decideva di lanciarle al pubblico – e il batterista iniziava a suonare il proprio strumento con le mani.

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