Amy Winehouse, cantautrice e produttrice britannica, è stata una delle voci più interessanti e affascinanti della scena pop-jazz degli ultimo 30 anni. Il suo ultimo spettacolo è rimasto nella storia, ma purtroppo non per i motivi che tutti ci aspettavamo.
L’ultimo spettacolo dal vivo di Amy Winehouse
Il 18 giugno 2011, appena un mese prima di morire, Amy Winehouse si esibì (o almeno ci provò) a Belgrado: in una delle prime tappe del suo tour europeo. Quella sera al Kalemegdan Park, purtroppo, la cantante britannica era completamente ubriaca e non si reggeva in piedi. Era totalmente persa: biascicava parole senza senso, costantemente fuori tempo. Sommersa dal dissenso e dai fischi dei 20mila spettatori.
Quella serata fu davvero disastrosa per la povera Amy: passò metà del tempo a coprirsi il volto con una mano, come se si stesse vergognando della sua condizione. Ad un tratto sembrava quasi che stesse scoppiando a piangere, mentre continuava a toccarsi nervosamente la pancia.
La disastrosa serata di Amy Winehouse a Kalemegdan Park
Mentre Amy inciampava e barcollava a destra e a manca, il resto della band mantenne un comportamento professionale e impeccabile. Come se tutto intorno non stesse accadendo nulla. Addirittura i due coristi, Zalon Thompson e Ade Omotayo, provarono a metterci una pezza cantando da soli due brani.
Sfortunatamente Amy Winehouse non ebbe nemmeno il tempo di riscattarsi, di prendersi una rivincita. Il 23 luglio dello stesso anno la cantante fu trovata senza vita nel suo appartamento londinese, il numero 30 di Camden Square.
Lo spettacolo che avrebbe dovuto rilanciare la Winehouse si rivelò, nonostante i buoni auspici, un vero e proprio disastro. Eppure soltanto una settimana prima la storica voce di “Back to Black” si presentò ad un concerto “segreto” al 100 Club di Londra in forma smagliante: i demoni dell’alcool e della droga sembravano ormai lontani. La performance di Belgrado ha poi tolto ogni dubbio, Amy Winehouse c’era ricascata: era finita di nuovo in quel tunnel maledetto.