Chiunque che, nel corso della propria vita, si sia trovato almeno una volta ad ascoltare i Led Zeppelin; si è ritrovato, a prescindere dalle proprie preferenze stilistiche, innanzi ad uno spettacolo di eclettismo fuori dal comune. I Led Zeppelin sono stati una band suprema davvero come poche. Sebbene tutti i membri del gruppo avessero abilità peculiari, la cui somma, ha dato vita all’inconfondibile sound che li ha consacrati all’eterno; gli stessi componenti della band hanno, da sempre, riconosciuto, il talento sovra umano del loro compianto batterista, John Bonham.
Non a caso, dopo la sua tragica morte, avvenuta nel 1980, i Led Zeppelin scelsero di non riunirsi mai più ufficialmente, salvo rarissime occasioni più o meno riuscite che trovano il loro culmine nel meraviglioso Celebration Day del 2007, in cui gli Zeppelin furono assistiti, dietro le pelli, dal figlio di Bohnam, Jason. In ogni caso, ad oggi, John Bonham viene riconosciuto come uno dei migliori batteristi di tutti i tempi; non avendo esitato nemmeno una volta, nell’imprimere il proprio personalissimo tocco nei più grandi classici della band del dirigibile. È possibile ascoltare sublimi dimostrazioni delle capacità eccelse del batterista degli Zeppelin sin dai loro esordi, con Good Times Bad Times, singolo di debutto statunitense del gruppo o, sul lato B del disco,con la strabiliante Communication Breakdown.
Le parole del cantante sul batterista dei Led Zeppelin
Durante gli anni d’oro della trionfante ascesa dei Led Zeppelin, il batterista produsse lavori straordinari su tracce come Rock And Roll, Out On The Tiles e My Time Of Dying, in cui Bonham diede il meglio di sé. Nel corso di un’intervista risalente al 1988, rilasciata da Robert Plant per Tony Bacon, il cantante rivelò che ascoltare i brani della band dopo la sua morte, gli fu provvidenziale per comprendere quanto, John Bonham, fosse importante per la loro riuscita.
“Ascoltare la musica dei Led Zeppelin, a distanza di anni, ha cominciato ad annoiarmi”, ha spiegato, in quell’occasione Plant che, in un secondo momento, ha aggiunto “È in canzoni come Kashmir e The Song Remains The Same che mi accorgo di quanto, John, fosse il protagonista della nostra opera”. Dopodiché, il cantante si è soffermato sulla tecnica unica del suo batterista, tessendone, a modo suo, le lodi. In particolare, Plant ha detto: “Bonzo non si è mai sbracciato a destra e a manca dietro la batteria come la maggior parte dei musicisti dell’epoca. Sapeva essere flemmatico, è questo che l’ha reso il batterista di cui, oggi, tutti parlano; a dispetto delle cose che ha fatto”. Inoltre, Plant ha sottolineato la forte coesione che intercorreva tra Jimmy Page e John Bonham quando suonavano insieme.
Il brano preferito alla batteria di Robert Plant
Andando avanti con il colloquio, Bacon ha chiesto al cantante di identificare alcune delle parti di batteria preferite di John Bonham nei brani dei Led Zeppelin. Robert Plant ha scelto di non nominare le tracce più famose della band. Il cantante, infatti, ha parlato di The Crunge, tratta da Houses Of Holy del 1973, descrivendo il groove del brano come “un 5/4 Funk in stile James Brown”.
“John è così pulito. La parte di batteria su quella canzone è fantastica. La grancassa di Bonzo è iconica“, ha detto. “La sua opera è estremamente accurata. L’apporto di John è stato necessario nella carriera dei Led Zeppelin”. Ovviamente, per gli appassionati degli Zeppelin, le parole di Plant sembrerebbero ovvie; ma ricordare quanto, effettivamente, lo stile di John Bonham abbia impattato su coloro che, dopo di lui, si sono approcciati allo strumento, risulta, ancora oggi, molto importante.