La morte di Keith Flint, avvenuta il 4 marzo del 2019, ha portato alla ribalta una delle realtà musicali più importanti nel canone della musica contemporanea, e che ha avuto la capacità di coniugare – attraverso influenze artistiche differenti e tutte di grandissimo livello – sonorità, culture e influenze del tutto differenti; quella dei Prodigy potrebbe essere pensata come una realtà artistica legata soltanto a certi contesti (come quello della musica elettronica); in realtà, l’evoluzione della band ha portato a stabilire un canone di musicalità globale che rimanda, per certi versi, a molto di quanto si può apprezzare anche nel rock. Nel ricordo di Keith Flint e nella celebrazione dei grandi capolavori dei Prodigy, vogliamo parlarvi delle cinque canzoni migliori della band.
Discografia dei Prodigy: tutti gli album in studio pubblicati dalla band
La discografia dei Prodigy, che godono di un’attività musicale piuttosto duratura nella loro carriera, è ricca di grandi capolavori e di canzoni di grandissimo livello, oltre che di brani che meritano di essere sottolineati per la loro importanza storica, musicale o ideologica. Al di là di ciò, i Prodogy hanno realizzato una mole di lavoro raccolta in ben 7 album in studio, 1 album dal vivo, 2 raccolte e ben 34 singoli pubblicati. Di seguito, sono indicati tutti gli album in studio pubblicati dalla band e facenti parte della discografia dei Prodigy:
- 1992 – Experience
- 1994 – Music for the Jilted Generation
- 1997 – The Fat of the Land
- 2004 – Always Outnumbered, Never Outgunned
- 2009 – Invaders Must Die
- 2015 – The Day Is My Enemy
- 2018 – No Tourists
[The Narcotic Suite]: 3 Kilos, Skylined, Claustrophobic Sting
La prima delle cinque canzoni migliori dei Prodigy di cui vi parliamo ne raggruppa, in realtà, ben tre: gli amanti della formazione sanno che il secondo album in studio della band – il fortunatissimo Music for the Jilted Generation, leader delle vendite in Gran Bretagna – ha avuto un successo grandissimo non soltanto per i singoli estratti (Voodoo People, Poison, No Good, One Love), ma anche e soprattutto per una chiusura di livello pregevole che passa attraverso la realizzazione di queste tre suite, dalla durata complessiva di oltre 20 minuti.
Dalle sonorità di 3 Kilos fino al ritmo stringente di Claustrophobic Sting, passando per il livello di Skylined il livello offerto all’interno delle tre canzoni del 1994 non ha eguali, e merita di essere ascoltato da parte di coloro che vogliono approcciare al mondo Prodigy.
Narayan
Spostandoci, cronologicamente, al terzo album in studio c’è in particolare un brano che ha catturato la nostra attenzione e che ci ha permesso di inserirlo tra le cinque migliori canzoni dei Prodigy. Nulla da togliere alle hit dell’album, che hanno avuto – e non a caso! – un successo incredibile, come Smack My Bitch Up, Breathe e Firestarter, ma Narayan (con gli oltre nove minuti di durata) è in grado di regalare emozioni indescrivibili, che vanno ben oltre l’orecchiabilità di una traccia.
Introdotta dai quasi sei minuti di Mindfields, pezzo centrale ideologicamente nella struttura dell’album, Narayan si pone come lunga dichiarazione di estetica da parte dei Prodigy, specialmente grazie al pregevole lavoro di Liam Howlett e Crispian Mills.
Thunder
Una delle migliori realizzazioni discografiche da parte dei Prodigy è stata, senza dubbio, quella di Invaders Must Die, album che – oltre a offrire un livello artistico nettamente più omogeneo e qualitativamente migliore, nel complesso, rispetto a tutti gli altri – riesce a spaziare tra sonorità molto differenti tra di loro, creando – non a caso – anche brani “da discoteca”.
Ad ogni modo, le vere perle dell’album sono Omen e Thunder, rispettivamente seconda e terza traccia del disco: la terza, che si struttura attraverso la ripetizione ossessiva di I hear thunder but there’s no rain / This kind of thunder break walls and window pane è il filo conduttore di un album straordinario, che sottolinea tutta la complessità e la qualità della band.
Jericho
Prima di affrontare No Tourists, l’ultimo album in studio dei Prodigy che ha regalato un ultimo grande capolavoro – di cui vi vogliamo parlare – ai suoi fan, facciamo un passo indietro verso Experience. La prima traccia dell’album, Jericho, è di sicuro tra le migliori cinque canzoni dei Prodigy. Il terzo estratto dal primo album in studio è la campionatura di una canzone di Arthur Brown che, nel 1968, realizzò il singolo Fire, poi ibridato dai Prodigy con la melodia di Kunta Kinte di The Revolutionares. Un brano di grandissimo livello, nonché prima traccia di un album certamente non banale.
We Live Forever
Concludiamo questa nostra classifica delle cinque migliori canzoni dei Prodogy con We Live Forever. Il ritorno al primo album in studio della band non è stato banale, dal momento che il prezioso brano di cui vi parliamo – dedicato, tra l’altro, alla memoria di Keith Flint dalla stessa formazione britannica – sembra riprendere proprio quelle sonorità degli anni ’90 che hanno reso grandi e celebri i Prodigy.
Il brano, che vede le firme di Liam Howlett, Robert Chetcut, Keith Camilleri, Cedric Miller, Keith Thornton, Trevor Randolph e Maurice Smith, è uno dei pochissimi che vede la partecipazione dell’intero gruppo. Insomma, un modo migliore per pensare ai Prodigy difficilmente può essere pensato.