Quali sono le 5 canzoni più sottovalutate della PFM? Difficile metterne solamente 5, dal momento che tutta la band ha avuto pochissimi singoli veramente celebri anche se gli album sono stati comunque abbastanza fortunati dal punto di vista discografico. La Premiata Forneria Marconi può però vantare nella sua discografia moltissimi pezzi interessanti, tra cui “Se Fossi Cosa”. Si tratta di un pezzo che suona molto come un classico brano progressive alla PFM e che fa parte del disco “Passpartù“, forse uno dei meno conosciuti del gruppo
Suonare suonare del 1980
Questo brano del 1980 ha già una struttura particolare con questo pianoforte iniziale piuttosto particolare e un testo al contempo singolare. Si sente chiaramente che ci sono delle affinità con i grandi gruppi progressive dell’epoca, dai Pink Floyd ai Genesis e moltissimi altri. L’uso sapiente del sintetizzatore e della batteria in particolare si dimostrano veramente intelligenti nella dinamica del pezzo. Purtroppo non è un brano così conosciuto, forse dovuto alla sua natura apparentemente già leggera e meno oscura rispetto ad altre canzoni.
The Lesson del 2017
La canzone, guidata immediatamente da un giro di basso maestoso, appartiene all’ultimo disco di inediti in studio Emotional Tattoos. Il brano è interamente cantato e scritto (è ovvio, sennò come fai) in inglese e il basso riesce a unirsi sapientemente alla chitarra elettrica. Quest’ultima è caratterizzata da alcuni riff più vicini al funk rock anche se l’intera canzone, soprattutto nella voce inconfondibile di Franz di Cioccio, è indiscutibilmente progressive. Il consueto sintetizzatore non è il protagonista assoluto del brano, ma si prende i suoi momenti di sottofondo in una delle ultime canzoni della PFM (tra le più riuscite del disco).
Ulisse del 1997
Forse non è uno dei pezzi più sottovalutati, ma come fare a non inserire questo brano nella classifica delle 5 canzoni più sottovalutate della PFM? Già il titolo, omonimo del disco del 1997, fa già presagire il legame con la figura epica di Ulisse (o Odisseo che dir si voglia). Durante tutta la lunghezza di questa canzone, di poco più di 6 minuti, si percepisce immediatamente il valore del testo e la dolcezza della parte vocale. Purtroppo il pezzo è poco conosciuto a discapito del disco che invece è molto più conosciuto e davvero di ottima fattura.
Chocolate Kings del 1975
Torniamo un po’ indietro e torniamo a sentire la “vecchia” PFM, più legata se vogliamo a un respiro internazionale. Chocolate Kings (che potete ascoltare cliccando al link qui) si presenta immediatamente con un mood abbastanza vicino al genere beat, soprattutto per la linea vocale. Stavolta il sintetizzatore è presente in maniera importante, così come il basso. Quest’ultimo strumento, va detto, è molto spesso il protagonista dei brani della PFM e riesce sempre a essere incisivo. Vi ricorda vagamente un pezzo di Elton John, vero?