Nato a Londra, il 27 febbraio del 1957, Adrian Smith è, ad oggi, uno dei chitarristi di maggior spicco sul panorama Heavy Metal classico. Il chitarrista crebbe ammaliato dal fascino dell’arte, essendo che suo padre era un pittore. L’infanzia del piccolo Adrian fu molto tranquilla, divisa tra le sue più grandi passioni; la musica e il calcio. In adolescenza, a Smith venne regalato l’iconico album dei Deep Purple, Machine Head; grazie al quale sviluppò una profonda ammirazione per Ritchie Blackmore. Poco tempo dopo, nel 1972, il giovane Adrian fondò una band con l’amico di infanzia Dave Murray, gli Evil Ways, in cui ricopriva i ruoli di chitarrista e cantante.
La band ebbe vita breve, ma qualche anno dopo Smith ebbe modo di formare un nuovo gruppo con ciò che era rimasto della line up degli Evil Ways. Alla fine degli anni ’70, il gruppo di Smith si sciolse e, nel frattempo, Murray era già entrato a far parte in via definitiva degli Iron Maiden. Nel frattempo, Smith militò per i Secret e i Broadway Brats; band emergenti dell’underground britannico. Smith raggiunse un punto di svolta nel 1980, quando gli venne chiesto di prendere parte alle registrazioni di Killers dei Maiden.
Adrian sarebbe rimasto con la band fino al 1990, incidendo sei album e, affrontando numerosissimi ed estenuanti tour accanto all’iconico gruppo. Come sappiamo,Adrian Smith ritornò negli Iron Maiden nel 1999, ma una sua nuova intervista, svela alcuni retroscena sui suoi primi anni di militanza nella band, in cui sarebbe arrivato a soffrire di depressione. In quest’articolo, ne riportiamo le parole.
Adrian Smith: “I primi anni con gli Iron Maiden furono segnati dalla depressione”
Negli anni ’80, gli Iron Maiden raggiunsero il picco del loro successo. Parliamo di un livello di fama travolgente, al quale Adrian Smith rischiò di soccombere. Nel corso di una recente intervista rilasciata per Metal Hammer UK, il leggendario chitarrista degli Iron Maiden, Adrian Smith, ha parlato della sua depressione causata dai riflettori costantemente puntati sulla band nei suoi anni d’oro.
Durante il colloquio, il chitarrista ha detto: “Negli anni ’80, la depressione era parte di me. Poco prima di entrare nei Maiden, tenni un live in un piccolo pub di Londra. Ricordo quando salii su di un autobus per recarmi al concerto, con un pedale Wah Wah nella borsa. Il giorno dopo tenni uno show con gli Iron Maiden in una location immensa. Fu un salto enorme!“.
Successivamente, Adrian Smith si è dilungato sul vero significato del successo degli Iron Maiden: “Affrontai il primo tour con una certa spavalderia, ma poi cominciai ad accusarne il colpo – ha detto – Non voglio di certo commiserarmi, ma sapere che la gente pagasse un sacco di soldi per vederci e che, vicino a noi, c’erano musicisti di caratura elevatissima, rese tutto molto competitivo. Quando andammo in America, caddi vittima delle dipendenze da alcool e droga. Pensai che mi avrebbero aiutato. In realtà bisogna imparare ad avere a che fare con il lato oscuro dello show business. Ora che lo so, non ho più quel tipo di problemi, ma credo faccia tutto parte di un processo di crescita“.