Un pezzo perfetto si può creare veramente? Forse molti artisti sono partiti da questo presupposto, però secondo quale criterio si dovrebbe procedere? In verità non ce c’è uno specifico e preciso, ma sicuramente ci sono dei modi e dei mezzi per far sì che un determinato pezzo segua certi canoni. E’ proprio questo il caso dei Genesis, che con il loro famoso brano “Firth of Fifth” oltre ad aver ammaliato schiere di ascoltatori, hanno utilizzato un preciso processo per la sua composizione: la serie di Fibonacci.
La serie di Fibonacci
La successione di Fibonacci, chiamata anche successione aurea è una formula matematica che indica una successione di numeri interi in cui ognuno è la somma dei due precedenti (eccetto per i primi due). Per quanto possa sembrare lontana da ogni soluzione pragmatica e quotidiana, in realtà ci avvolge e ci coinvolge più di quanto immaginiamo. La si ritrova in natura, così come nella musica. Moltissimi repertori di gradi compositori si sono infatti arricchiti grazie a questo “trucco”. Basti pensare a Beethoven, Debussy ma anche a Mozart.
“Firth of Fifth” e i Genesis
“Firth of Fifty” è sicuramente uno dei pezzi più conosciuti del gruppo britannico, è contenuta all’interno dell’album Selling Englad by the Pound del 1973. In molti addirittura affermano essere una delle loro composizioni meglio riuscite, sia per la complessità dell’articolazione musicale che per la stessa composizione. Il titolo d’altro canto è quasi del tutto intraducibile e molto probabilmente è più un gioco di parole, che potrebbe far riferimento ad un fiume. L’intro per pianoforte che si sente è di Tony Banks ed è un pezzo che è stato registrato molto tempo prima e che addirittura, è stato rifiutato. Quando dovettero incidere Firth of Fifth si posero più volte in problema di una “traccia pulita” ma il pedale del pianoforte continuava a rendere questa impresa impossibile. Inoltre, Tony si è più volte rifiutato di suonare il pezzo con un pianoforte elettrico, perché altrimenti non le avrebbe reso giustizia.
I Genesis e Fibonacci
La struttura si articola secondo un’introduzione per pianoforte, e tre assolo: uno al flauto eseguito da Peter Gabriel, un fraseggio di pianoforte -che ricorda molto l’indimenticabile introduzione- e infine uno degli assolo di chitarra più famosi della scena musicale degli anni Settanta, suonato da Steve Hackette. Per la composizione di questo brano come già detto i Genesis hanno deciso di appoggiarsi alla successione di Fibonacci. Quando fu il momento di gestire la composizione armonica e temporale infatti, utilizzarono dei numeri aurei, in questo caso il 55, il 34 e il 13. Gli assoli prima citati contengono dunque questo numero di battute e alcuni di questi assolo sono formati da 144 note. Altri gruppi dopo i Genesis si cimentarono nella stessa impresa ma nessun pezzo sembra aver superato questo. Forse il segreto per il componimento perfetto non esiste, ma di certo una grandissima dose di talento mista a un concetto matematico ha creato uno dei pezzi più famosi del gruppo.