Acidi per bambini. Questo è il titolo dell’ultima autobiografia di Michael Peter Balzary. Il nome non vi dice nulla? Pensate che è il vero nome di Flea, il celebre bassista (e occasionalmente attore) dei Red Hot Chili Peppers, una delle band funk-rock più famose del mondo. In questo libro, il Nostro racconta come lui e Anthony Kiedis, la storica voce della band, hanno fatto nascere i Red Hot Chili Peppers. Uno dei primi strani elementi è dovuto a sua madre: pare che la mamma di Flea si fosse innamorata di un grande bassista jazz e trasmesse questa passione al figlio. Ma com’è il libro? Si tratta, in realtà, non di una classica autobiografia, quanto piuttosto di un (bizzarro) romanzo di formazione sulla musica punk, il jazz e la tossicodipendenza. Già l’inizio del libro è piuttosto particolare: Flea è sempre stato un grande amante della musica e non poteva non iniziare con un elogio della musica. Tra le altre cose, il famoso bassista ha da svariati anni un certo interesse verso il mondo spirituale e religioso. Si è detto un “uomo arreso al ritmo divino e cosmico“. Cosa avrà voluto dire? Non lo sappiamo.
Le origini dal be-bop
Il giovane Flea fu sconvolto in positivo dal be-bop, un particolare stile del jazz statunitense che si sviluppo attorno agli anni Quaranta, soprattutto nella zona di New York. Questo registro stilistico è caratterizzato da tempi piuttosto rapidi e veloci con elaborazioni armoniche molto innovative rispetto al consueto jazz. Fu durante il periodo scolastico, quando era poco più che un adolescente, che iniziò a pensare a usare la musica per vivere, entrando in qualche gruppo dell’epoca. A 14 anni avvenne l’incontro fatale, quello con Anthony Kiedis. Subito si piacquero, condividevano le passioni per la musica jazz e, soprattutto, quella funk. Flea si ritiene una figura piuttosto gioviale e socievole, faceva amicizia con tutti, ma con Kiedis era diverso. Insieme condividevano le classiche bravate da ragazzini, come fare i vandali per strada e usufruire delle droghe più economiche del tempo. Condividevano anche la passione per l’arte e la filosofia e pensarono che il mondo migliore per vivere fosse metter su una band. “Non c’è niente che facessi che spaventasse Anthony, e io ho spaventato tutti gli amici che ho avuto”.
Soprannome e nome della band
Il soprannome “Flea” significa, in uno slang americano francamente complicato da capire, pulce. E perché mai il nostro si chiama proprio Pulce, come il soprannome di Lionel Messi? I motivi son diversi: Flea aveva l’abitudine di mettersi costantemente nei guai durante le scuole superiori. Era sempre in mezzo alle discussioni e da qui il soprannome “pulce“. Vi siete mai chiesti da dove venisse il nome Red Hot Chili Peppers? Di certo si tratta un nome insolito ma perfettamente pertinente con la loro musica. Flea e Kiedis lo scelsero perché i peperoncini rossi e piccanti rappresentavano perfettamente quello che suonavano, un funk potente, energico e interessante. La prima canzone dei RHCP fu Out in L.A., dedicata ovviamente alla città di Los Angeles e avvenne per caso. Flea improvvisò una linea di basso in stile funk e Kiedis iniziò a cantare un suo testo. Fu da questo momento che nacquero ufficialmente i Red Hot Chili Peppers.