L’ultimo album di inediti di Fabrizio De André è anche uno dei suoi lavori più apprezzati. Dopo una serie di capolavori, il cantautore genovese ha sempre stupito con la sua originalità e maestria nella composizione dei testi. La particolarità di questo ultimo lavoro sta nel fatto che divida molto il merito con un collega di De André, Ivano Fossati. Di fatto questo disco, dal titolo Anime salve, è stato scritto a quattro mani. La title-track è poi di fatto un duetto tra i due. Scopriamo tutto della sua storia.
Il significato di Anime Salve
In un Live Fabrizio De André spiegò con dovizia di particolari il significato di Anime Salve:
Trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole “anime” “salve”, vuol dire spiriti solitari. È una specie di Elogio della solitudine. Sisa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico: il politico solitario è un politico fottuto di solito. Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.
Queste parole le ritroviamo nel Live che sarà poi inserito nell’album Ed avevamo gli occhi troppo belli.
Le canzoni più famose
L’album ha avuto una grande risonanza e contiene alcune tra le canzoni più famose di De André. Prima tra tutte Dolcenera, che si riferisce alla tragedia dell’alluvione di Genova del 7 ottobre 1970. Racconta anche la solitudine di Anselmo, in linea con il tema del disco. Ho visto Nina volare poi tratta ancora una volta il tema della solitudine e dovrebbe essere ispirata al primo amore di Fabrizio De André. La Nina è Nina Manfieri, con cui De André giocava e la vedeva volare perché stava sull’altalena. Questa Nina lo ritroviamo anche in altre canzoni, ad esempio la Ninetta mia di La guerra di Piero. Smisurata Preghiera, poi, l’ultima traccia ha la peculiarità di mostrare un ultimo grande tema molto caro a De André: i meno fortunati. Così spiegò il cantautore in concerto:
L’ultima canzone dell’album è una specie di riassunto dell’album stesso: è una preghiera, una sorta di invocazione… un’invocazione ad un’entità parentale, come se fosse una mamma, un papà molto più grandi, molto più potenti. Noi di solito identifichiamo queste entità parentali, immaginate così potentissime come una divinità; le chiamiamo Dio, le chiamiamo Signore, la Madonna. In questo caso l’invocazione è perché si accorgano di tutti i torti che hanno subito le minoranze da parte delle maggioranze.