Fabrizio De André non avrebbe bisogno di presentazioni. Ha scritto alcune tra le canzoni più belle della nostra storia musicale. Anche dopo la sua morte, nessuno si dimentica del caro Faber per ciò che ha saputo darci e per come ha costruito la figura del cantautore, un intellettuale, che può assimilarsi ai moderni scrittori. La sua più grande capacità è stata quella di dare giusto riconoscimento ai miseri, agli sventurati ed agli infelici. Questa è la ragione per cui De André viene spesso considerato il poeta dei vinti. Non mancano poi le forti critiche alla società. A tal proposito, oggi parliamo della storia di una canzone in particolare che costituisce effettivamente un forte attacco d’accusa, La Domenica delle salme.
Le nuvole
Innanzitutto, La Domenica delle salme è l’ultima canzone dell’album Le nuvole. Il concept album, uno dei più amati del cantautore genovese, si ispira all’omonima commedia di Aristofane. Se il commediografo greco criticava i sofisti e Socrate, le Nuvole diventano per Fabrizio De André tutti coloro i quali non riescono a dare la giusta guida ai giovani, non sanno accettare il progresso giusto. L’ambientazione è l’Ottocento cattolico, come spiega Mauro Pagani, che collabora con Fabrizio De André nuovamente in questo album dopo Crêuza de mä. Qui si ritrova un elemento simile con Crêuza, in quanto troviamo una canzone in dialetto ligure, Mégu megún, che fu scritto però con Ivano Fossati.
La Domenica delle salme
Mauro Pagani spiega che, quando avevano finito di lavorare a Le Nuvole, a Fabrizio De André sembrava come se mancasse qualcosa. Così scrisse l’ultima traccia, una delle più amate del suo repertorio effettivamente. La tematica centrale è la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo. Il testo fu scritto sostanzialmente da De André, mentre Mauro Pagani si occupò della musica. La canzone è piena di riferimenti e citazioni, mette in evidenza la fine ed il fallimento di qualcosa ed un profondo vuoto lasciato da questa consapevolezza. Il quadro di desolazione viene fatto citando le Brigate Rosse, la casa di riposo che poi diventerà famosa per Tangentopoli, la paura per una nuova dittatura, ecc.
De André parla dei cantautori
La Domenica delle salme è anche però, come spiegò il cantautore a Doriano Fasoli, una sorta di accusa per l’assenza della democrazia, ma anche nei confronti dei cantautori stessi. Fabrizio De André si rivolge a loro quando parla dei ‘palastilisti’, con riferimento al PalaTrussardi di Milano ma è anche un attacco contro la musica che diventa serva del potere. Invece i cantautori dovrebbero prendere una posizione, non fare il gioco dei potenti, ma saper dare voce ai meno fortunati. Ciò che da sempre aveva fatto, lo sappiamo, Fabrizio De André.
Per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo.