Fabrizio De André è stato cantore di moltissimi aspetti della vita. Con grande puntualità e talento ha analizzato la società, le problematiche dell’uomo, la psiche umana, ecc. Ciò lo ha reso uno dei cantautori più importanti della nostra storia. Anche l’amore ha avuto notevole spazio nelle sue canzoni. Come sempre accade per ciò che tratta, Fabrizio De André non ha nemmeno in questo caso banalizzato l’argomento. Il sentimento d’amore viene descritto nella sua complessità e soprattutto nella mutevolezza che lo caratterizza. Ciò in diverse canzoni, tra le quali spicca Amore che vieni amore che vai, uscita nel 1966 come lato B, nel 45 giri Geordie/Amore che vieni, amore che vai.
L’amore è fugace
La prima e costitutiva caratteristica dell’amore secondo Fabrizio De André è la fugacità. Se prima c’è un grandissimo amore, un legame che unisce due persone, poi quasi improvvisamente questo svanisce e rimangono solo i ricordi. Ciò si esprime ad esempio ne La canzone dell’amore perduto:
Ricordi sbocciavano le viole Con le nostre parole Non ci lasceremo mai Mai e poi mai Vorrei dirti, ora, le stesse cose Ma come fan presto, amore Ad appassire le rose Così per noi
L’amore che strappa i capelli È perduto ormai Non resta che qualche svogliata carezza E un po’ di tenerezza.
Qui dell’amore rimangono solo ricordi, per poi invece spiegare come ne arriverà uno nuovo, che farà provare di nuovo queste sensazioni.
Amore che vieni amore che vai
Se La canzone dell’amore perduto trattava di un amore finito e di come possa sorprendentemente appassire, come una rosa, qui la tematica principale è la sua contraddizione. Un amore che sembra eterno, poi fugge via. Una persona che consociamo ed amiamo può presto diventare una sconosciuta per dare spazio a qualcun altro. Tutto il testo gioca infatti su antitesi potenti quanto semplici e sulla ripetizione di “amore che” con continui cambiamenti di verbi tutti al futuro.
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai.
La contraddizione dell’amore si esprime poi con la frase amore che vieni da me fuggirai, per poi raggiungere il massimo nella ripresa del titolo nell’ultima strofa:
Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.
La canzone è una delle più amate e popolari di Fabrizio De André ed ha ispirato il film del 2008 Amore che vieni, amore che vai di Daniele Costantini, che quindi ne riporta il titolo esatto.