Carismatico, geniale, talentuoso, anticonformista: Stevie Ray Vaughan era questo e tanto altro ancora. Classificato come uno dei più grandi chitarristi al mondo, nonché il ‘Jimi Hendrix’ bianco, il musicista di Dallas ha influenzato generazioni e generazioni di chitarristi. Quando -ad esempio- Eric Clapton ascoltò per la prima volta il suono della chitarra di Stevie Ray Vaughan, ne rimase completamente affascinato.
La tragica morte del chitarrista di Dallas
Eric Clapton, tra l’altro, in un modo o in un altro è anche collegato alla morte di Stevie Ray Vaughan. La notte del 27 agosto 1990 -infatti- dopo aver partecipato al concerto all’Alpine Valley Music Theatre, il chitarrista di Dallas -stremato per l’esibizione- chiese esplicitamente al collega Eric Clapton di prendere il suo posto sull’elicottero e partire per primo. Il velivolo, però, non arrivò mai a destinazione. Poco dopo il decollo, infatti, l’elicottero si schiantò contro una collina a causa della poca visibilità. Nell’impatto morirono il leggendario chitarrista Stevie Ray Vaughan, il pilota Jeff Brown e alcuni membri della troupe di Clapton: Bobby Brooks, Nigel Browne e Colin Smythe. Eric Clapton, naturalmente, fu profondamente colpito dall’accaduto.
Eric Clapton: ‘ecco cosa provai la prima volta che ascoltai Stevie Ray Vaughan’
Se Mr. Slowhand fosse partito prima del chitarrista di Dallas, probabilmente oggi non potremmo manco raccontarvi questa storia. Purtroppo, però, a volte il destino può riservare tante brutte sorprese. Tempo dopo l’incidente, il chitarrista di Ripley tornò a parlare del suo collega morto tragicamente nell’incidente aereo, raccontando alla rivista Rolling Stone le emozioni che provò la prima volta che ascoltò il suono della sua chitarra:
“Ero alla guida quando all’improvviso la radio passò ‘Let’s Dance’. Fermai la macchina di scatto e pensai: ‘devo assolutamente sapere chi è questo artista. Non domani, ora’.” Insomma, Slowhand rimase completamente folgorato dal sound di Vaughan.
Eric Clapton poi, ritornando alla tragica morte del collega Stevie Ray Vaughan, aggiunse:
“Ho trattato la cosa quasi come feci con la morte di mio figlio. Si, insomma, in quell’incidente erano coinvolte tante altre persone innocenti oltre Ray, mentre la morte di mio figlio fu naturalmente una cosa strettamente personale. Nello schianto morì anche Bobby (suo manager ndr.), che era un uomo straordinario, gentile e professionale. E la stessa cosa vale per Nigel Browne e Colin Smythe. La cosa più triste, in tutto ciò, è che Stevie era lucido da anni ormai ed era praticamente all’apice della sua carriera e, quella sera all’Alpine Valley, lasciò tutti noi a bocca aperta.”