I Doors sono erano una rock band americana formatasi a Los Angeles nel 1965. Furono una delle band più influenti degli anni Sessanta, sia per Jim Morrison, -ch’era ormai diventato un personaggio da palcoscenico- sia per i testi e l’influenza che riuscivano ad infondere. Possono essere considerati come degli esponenti della controcultura degli anni Sessanta, un movimento nato, appunto, durante quegli anni, che si proponeva di celebrare la sperimentazione e la ricerca di nuovi stili di vita. Una discografia e una carriera ricche ed intense, con alcuni album che sono considerati dei veri e propri capolavori. Qui il profondo significato di “The End”, pubblicato dai Doors nel 1967.
La nuova casa discografia e primo album
L’album di debutto dei Doors fu omonimo al nome della band. The Doors uscì infatti nel 1967. La band aveva da poco stabilizzato il suo assetto e quasi un anno dopo cominciarono le registrazioni di The Doors che furono concluse in poco tempo: meno di un mese, tra l’agosto e il settembre del 1966.
Prima di ciò avevano disdetto in anticipo un contratto discografico con la Columbia Records, poiché non trovarono un produttore per l’album. Cominciarono dunque a suonare in club ormai definiti storici e furono notati dal presidente dell’Elektra Records che poco dopo li associò al produttore Paul A. Rothchild.
L’album rispose bene sia alle vendita che alle classifiche, il che conferì un certo successo alla band. Impossibile non citare in questo caso il famoso singolo “Light My Fire”, il quale riscosse un grande successo.
Il significato del brano “The End” dei Doors
In quest’album è presente un’altra traccia molto particolare. Si differenzia dalle altre per la durata, che sfiora i dodici minuti, classificandosi come la canzone più lunga dell’album a fronte delle altre che si aggirano tra 2-3.30, eccezione fatta per il singolo “Light My Fire”, di quasi sette minuti.
“The End” è collocata proprio alla fine dell’album originale, così come in tutte le altre ristampe.
La canzone è stata scritta dopo la rottura di Jim con la sua ragazza e non aveva questa lunghezza. Dato che si esibivano dal vivo -prima di collaborare con Paul A. Rothchild- si allungò particolarmente durante quelle esibizioni, fino ai 12 minuti. Il brano però non è semplicemente una canzone scritta in un momento di difficoltà emotiva, è lo stesso Jim infatti a dire qualcosa in più a proposito in un intervista a Rolling Stones nel giugno del 1969.
“[…] ascolto quella canzone, significa qualcos’altro per me. Non so davvero cosa stavo cercando di dire. È iniziata come una semplice canzone di addio… probabilmente solo per una ragazza, ma ho potuto vedere come potrebbe essere un addio a una specie di infanzia. Non lo so davvero. Penso che sia sufficientemente complesso e universale nelle sue immagini da poter essere quasi qualsiasi cosa tu voglia che sia.”
Jim allora, non si sta allontanando solamente dalla sua relazione precedente, è come se si stesse lasciando indietro un pezzo di esistenza, quella che lui ha definito in queste righe “infanzia”. Un significato che a differenza di quanto si possa pensare, pur essendo complesso, riesce a essere un po’ tutto, per tutti.