David Bowie è una di quelle figure dell’industria musicale, che è riuscito ad andare oltre a quella singola forma d’arte, esprimendosi in più maniere oltre al canto ed alla composizione. Nel corso dei suoi più di quarant’anni di carriera è stato inoltre capace di rinnovarsi completamente. Ciò non seguendo le mode, bensì continuando a sperimentale, spesso anticipando anche le tendenze musicali che sarebbero arrivate in seguito. Basterebbero questi due fattori a far capire la genialità del personaggio.
David Bowie e “Space Oddity”
Il primo grande successo nel campo musicale di David Bowie è senza dubbio “Space Oddity”, che, grazie anche all’atmosfera dovuta allo sbarco sulla Luna, raggiunse il quinto posto delle classifiche inglesi. La storia del brano in Italia fui invece ben diversa, in quanto “Space Oddity” non ottenne un grande riscontro al momento della sua pubblicazione sul finire del 1969. Fu così che Bowie ed il suo management decisero, nel tentativo di conquistare le classifiche nostrane dei 45 giri, di riregistrare il brano in lingua italiana.
David Bowie e Mogol
La stesura del testo in italiano non fu opera di David Bowie, data anche la scarsa conoscenza della lingua, ma fu affidata a quello che in molti definiscono il miglior paroliere italiano. Stiamo ovviamente parlando di Mogol, che già nel 1970 aveva scritto i testi di grandi successi come: “Una Lacrima Sul Viso”, “Un’avventura” o “Acqua azzurra, acqua chiara”. Il testo ideato da Mogol si discostava completamente da quello originale, avvicinandosi nettamente alle tematiche tipiche del paroliere.
“Ragazzo solo, ragazza sola”
Le registrazioni ebbero luogo il 20 dicembre del 1969 ai Morgan Studios di Willesden. Ad affiancare David Bowie in qualità di produttore fu scelto Claudio Fabi, che si prese cura anche della pronuncia del cantante inglese. Per altro Fabi era convinto che il testo italiano fosse una fedele traduzione dell’originale in inglese. Il 45 giri, dal titolo “Ragazzo solo, ragazza sola”, fu pubblicato nel febbraio 1970 alla Philips Records.
Stranieri cantano in italiano
Malgrado l’idea di ascoltare un grande artista straniero cantare in italiano ad oggi possa fare un certo effetto, all’epoca, malgrado non fosse una cosa normale, era di certo più usuale che adesso. Infatti in quegli anni al festival di Sanremo il cantante italiano era affiancato da uno straniera che reinterpretava la canzone, cantando comunque in italiano. Per esempio nel Sanremo 1969 Battisti fu affiancato da Wilson Pickett per “Un’avventura”, che già nell’edizione 1968 aveva fatto coppia con Fausto leali per “Deborah” o Gabriella Ferri da Stevie Wonder per “Se tu ragazzo mio”, solo per citarne alcuni.