Negli anni ’90 David Bowie inizia la sua vita a New York. Dice addio al ventennio precedente, che aveva trascorso come un rocker impenitente, passando di hotel in hotel, dallo studio di registrazione ad after hour a base di droga. Gli anni ’90 segnano l’inizio di una vita stabile e l’irrequieto, cangiante Duca Bianco mette finalmente radici. Dietro tutto questo c’è l’aiuto di una donna, Iman, la supermodella somala che il cantante chiede in moglie nel 1992. La donna lo porta via da quel mondo malfamato e squallido, lo ripulisce dalla droga e lo rimette sulla giusta strada. Iman salva letteralmente la vita a David Bowie.
Il Duca Bianco, “David Bowie: A Life” di Dylan Jones
Dylan Jones nella sua biografia sul Duca Bianco, “David Bowie: A Life” parla approfonditamente del rapporto tra il cantante e la supermodella Iman. Di come la donna lo abbia salvato e ripulito dalla droga, l’unica costante che aveva caratterizzato la vita di Bowie negli anni ’70 e ’80. Prima di incontrare Iman, la vita di David Bowie era quella di una classica e distruttiva rock star, pronta a indulgere in pessimi comportamenti e ad abbandonarsi a sostanze stupefacenti. Lo psicologo Oliver James, citato nel libro di Jones, parla di un incontro con Bowie negli anni ’90. In quell’occasione il Duca Bianco stava comprando delle cocaina. Un tale quantitativo tuttavia, che anche lo spacciatore gli chiese se avesse avuto qualche altra sostanza per proteggersi dagli effetti della prima.
Tutto questo accadeva prima di Iman. Dopo aver incontrato la donna e averle fatto la proposta nel 1992, i due si trasferiscono a New York. I primi anni trascorrono in un bell’appartamento in Central Park South, dove David Bowie pianta le sue radici da classico newyorkese. Nel 1999 si muovono a Nolita su Lafayette Street, per crescere Lexi, la loro prima figlia. La vita di David sembra allora un perfetto quadretto borghese, la riuscita dell’iconico sogno americano: i Bowie organizzano feste di compleanno per la primogenita dove non è raro vedere il padre giocare e cantare per le alte bambine; il cantante si aggira per i corridoi delle librerie di Soho, sorseggia caffè nei bar, compra dischi al Bleecker Bob’s. Dylan Jones racconta anche di come fosse amichevole con i vicini e con i paparazzi, per i quali si metteva addirittura in posa. L’unica che lo infastidiva era Courtney Love che, a quanto pare, teneva li volume dello stereo troppo alto.
David Bowie e la vita a New York
Il periodo di Bowie a New York ricorda quello di un moderno Gatsby, girovago per la città con le sue stranezza e la sua nuova maschera da newyorkese. Il Duca Bianco continuava a fare cose eccentriche ovviamente. Nella biografia si parla di quando assieme ad un suo amico pittore, Damien Hirst, aveva intenzione di comprare un’isola greca. I due avrebbero poi costruito un labirinto e messo una persona – volontaria – al centro.
David Bowie ama anche andare in giro per la città alla ricerca di giovani e intelligenti pupilli da prendere sotto la propria ala protettrice. Uno di questo, la bassista Gail Ann Dorsey, lo segue anche in tour. “Era interessante andare in giro per New York con lui – […] passavamo la maggior parte del tempo parlando di arte e libri” dice, descrivendolo come una figura paterna. Continua raccontando di quando, l’11 Novembre 2016, si è svegliata nel proprio letto a Northampton, apprendendo della morte del cantante. David Bowie se n’era andato a causa di un cancro al fegato di cui pochissime persone erano a conoscenza.
“Something happened on the day he died – dice emblematicamente il Duca Bianco in Blackstar, pezzo contenuto nel suo ultimo album che venne rilasciato tre giorni prima della morte – Spirit rose a metre and stepped aside / Somebody else took his place, and bravely cried / I’m a Blackstar”. Anche Lazarus, il musical a cui David Bowie collaborò come scrittore, contiene degli indizi rivelatori su quello che lui sapeva essere il proprio destino. “Look up here, I’m in Heaven […] By the time I got to New York / I was living like a King”.