Bohemian Rhapsody, il capolavoro dei Queen
Bohemian Rhapsody è, senza alcun dubbio, il capolavoro dei Queen. Spesso i Queen stessi vengono conosciuti proprio grazie a brani come Bohemian Rhapsody o We Are The Champions. Ma non va soltanto lodato l’effetto mediatico del brano, divenuto nel tempo un vero e proprio successo. La canzone, quando fu realizzata, era completamente antitetica rispetto a tutto il resto che era esistente nel mondo della musica; una canzone lunga, che cambia stile e genere più volte all’interno della sua stessa durata; un testo complesso e ancora oggi difficile da comprendere sotto tutti i suoi aspetti. Tutti elementi che rendono il brano un vero e proprio gioiello nella storia del rock. Ma, a proposito di storia, qual è la storia del brano dei Queen?
Il termine Rhapsody e la struttura complessa
Bohemian Rhapsody è il prodotto di un’idea geniale da parte di Freddie Mercury e dei Queen, che volevano realizzare un qualcosa di diverso rispetto a tutto ciò che era esistente. Una canzone che non fosse, nella sua struttura, lineare ma continuamente in evoluzione. Per gli standard della musica rock i minuti di durata della canzone suggeriscono già un cambiamento sostanziale. Inoltre, il fatto che all’interno della stessa canzone ne esistano – de facto – di diverse è un prezioso elemento di conferma.
Ed è lo stesso termine Rhapsody che chiarisce quanto detto. Rapsodia (la traduzione del termine), infatti, indica un tipo di componimento vario nel suo stile; una canzone, un movimento o qualsiasi altra cosa si possa intendere dal punto di vista musicale che non è caratterizzato da linearità strutturale. L’inventore della rapsodia, in quanto concetto generico, fu Franz Liszt (che però la utilizzava in maniera essenzialmente virtuosistica), mentre – nella maggior parte dei casi – tutti gli altri che ne hanno fatto uso l’hanno sempre utilizzata per fini patriottici.
E’ proprio la complessità il marchio di fabbrica: il brano è diviso in cinque parti; una primissima parte corale cantata a cappella, un’altra in stile ballata che termina con un assolo in chitarra, una terza in cui c’è l’opera vera e propria, prima di passare all’hard rock che si conclude con un’altra ballata, con chitarra e pianoforte.
La storia di Bohemian Rhapsody
La maggior parte del testo del brano fu scritto da Freddie Mercury. Il leader dei Queen realizzò il testo del capolavoro della band nella sua abitazione a Kensington (Londra). La leggenda narra che Freddie Mercury fosse da solo all’interno dell’abitazione quando ebbe l’ispirazione del brano: in assenza di altri membri e senza nessun supporto per scrivere, si servì di un elenco telefonico. La gran parte del testo fu scritta proprio su quell’elenco stesso. E c’è ancora un altro aneddoto che riguarda le registrazioni del brano: il pianoforte utilizzato da Mercury fu lo stesso che era stato già utilizzato da Paul McCartney in Hey Jude.
Quando il brano era completato, i Queen erano di fronte di essere di fronte al loro capolavoro. Freddie Mercury, più di tutti, che quando fece sentire il brano Roy Thomas Baker, spiegò al suo ascoltatore l’evoluzione del brano in maniera eclatante. Dopo aver suonato, infatti, la parte al pianoforte, Bulsara si fermò un attimo. Poi si alzò per dichiarare che da quel momento in poi sarebbe iniziata la vera e propria opera (quella che poi anticipa il momento hard rock). La produzione non accettò assolutamente che i Queen pubblicassero un brano così duraturo e complesso; chiesero quindi di ridurre la lunghezza del brano, eliminando una o più parti dello stesso. Il risultato? Conosciamo e ammiriamo il brano in maniera integrale, proprio grazie al rifiuto dei Queen di modificare il brano.