Il 1963 rappresenta un anno incredibilmente importante nella carriera di Bob Dylan, un vero e proprio spartiacque che separa due momenti storici di grandissima importanza, e che denotano perfettamente come versatile e rivoluzionaria sia la figura dello stesso cantautore statunitense, che non a caso ha fatto la storia con la sua musica e con i numerosi generi che ha saputo portare sul palco in maniera incredibile. A tal proposito, va certamente citata la realizzazione e la pubblicazione, nel 27 maggio del 1963, del secondo album in studio del cantante statunitense, The Freewheelin Bob Dylan. Eppure, allo stesso tempo, un concerto piuttosto particolare è realizzato a Chicago, nello stesso anno e con una set list piuttosto breve ma significativa, denota perfettamente ciò che vogliamo sottolineare con il termine spartiacque. In particolare, l’approccio sul palco di Bob Dylan mostra, da un lato, quanto lontano da quella rivoluzione strumentale e artistica sia lo stesso cantante statunitense, pur essendo incredibilmente talentuoso nel suo modo di mostrarsi di fronte al pubblico. Vogliamo parlarne nello specifico all’interno del nostro articolo.
Il secondo album in studio di Bob Dylan
A proposito del secondo album in studio di Bob Dylan, The Freewheelin’ Bob Dylan, bisogna considerare come l’album pubblicato il 27 maggio del 1963 risulti essere incredibilmente preponderante nell’ambito della carriera iniziale da parte del cantautore statunitense, per una serie di motivi. Si tratta effettivamente del primo album in cui siano inserite canzoni originali realizzate dallo stesso statunitense, a seguito del primo album in studio che presentava soltanto cover di brani traditional folk statunitensi e soltanto pochi pezzi che erano stati arrangiati direttamente dallo stesso Dylan.
Per quanto riguarda il secondo album in studio, invece, Bob Dylan ha realizzato ben 11 delle 13 canzoni, di cui alcune di incredibile livello e celebrità, come Blowin’ in the Wind. La percezione che si ebbe nel mondo della musica di Bob Dylan, a seguito della pubblicazione di questo disco, fu incredibilmente rinnovata rispetto agli anni precedenti, in cui Bob Dylan sembrava essere soltanto un ulteriore tassello nel puzzle del folk statunitense, che sfornava quotidianamente talenti che però erano destinati ad un oblio artistico e concettuale. L’album si impose invece, con la sua profonda caratura culturale e artistica, oltre che attraverso tutte le rivoluzioni artistiche e musicali che apportò nel mondo della musica, come un prodotto incredibilmente innovativo, apprezzato da tutti gli addetti ai lavori che realizzarono recensioni di grande livello. Non a caso, la rivista britannica Rolling Stone ha posizionato l’album al numero 97 della sua classifica relativa ai 500 album migliori di sempre.
Il concerto di Bob Dylan nel 1963
A questo punto, avendo inquadrato il contesto storico di cui vi parliamo attraverso il concerto di Chicago da parte di Bob Dylan, possiamo sottolineare di anche quanto è importante fu quel concerto stesso, realizzato nel The Beer Folk Club di Chicago. Per quanto il cantante statunitense non avessi ancora realizzato quella rivoluzione strumentale che caratterizzerà gran parte delle critiche e degli apprezzamenti di cui godrà nella maggior parte della sua carriera, Bob Dylan si presentò nel parco attraverso una set list piuttosto breve ma significativa, di fronte ad un pubblico che lo riconobbe come uno dei più talentuosi personaggi artistici che avesse mai potuto ascoltare prima di quel momento.
Si tratta di uno spartiacque importante nella carriera di Bob Dylan, che sa mostrare tutto il talento dello statunitense e anche il preludio verso quella trasformazione artistica che caratterizza la gran parte della sua carriera. Di seguito è indicata la setlist del concerto:
- ‘Honey, Just Allow Me One More Chance’
- ‘Talkin’ John Birch Paranoid Blues’
- ‘Bob Dylan’s Dream’
- ‘Ballad of Hollis Brown’
- ‘Talkin’ World War III Blues’
- ‘A Hard Rain’s A-Gonna Fall’
- ‘With God on Our Side’