Come molte delle band inglesi che, nei primi anni ’60, cominciavano a muovere i primi passi verso una prosperosa carriera musicale; anche i Beatles raccolsero i primi consensi proponendo interpretazioni personali di grandi classici della musica. Così come i Rolling Stones, anche i Beatles sfruttarono ben presto la loro sempre crescente fama per irrompere nel panorama musicale degli Stati Uniti.
Diversamente dalle pietre rotolanti simbolo del Rock N’Roll, però, i Beatles si allontanarono ben presto dal mondo delle cover, iniziandosi ai paradigmi del cantautorato, dando vita a brani inediti che, di li a poco, divennero classici senza tempo della cultura musicale moderna. Questo, però, non distolse il quartetto di Liverpool dai loro personalissimi omaggi alle icone Rock della loro epoca, come Chuck Berry.
Paul McCartney, ad esempio, ammise di aver attinto alla linea di basso di I’m Talking About You del leggendario chitarrista statunitense per adattarla alla canzone dei Beatles I Saw Her Standing There. Il bassista di Fab Four rivelò apertamente di aver riprodotto pedissequamente le note del basso della canzone di Berry, accorgendosi che, queste, fossero perfette per il brano che stava scrivendo. “Quando lo racconto in giro, sono davvero poche le persone che ci credono”, disse McCartney.
In realtà, la parentesi di Paul McCartney con Chuck Berry, non fu l’unica. I Beatles, infatti, si sarebbero scontrati ancora una volta con l’iconico chitarrista. Quando la band pubblicò Come Together, John Lennon fu costretto a modificarne il testo a causa dei problemi legali che incorsero con gli editori di Chuck Berry. Fu una decisione per Lennon, di per sé molto orgoglioso, davvero difficile da prendere. Essere forzato a modificare il proprio brano lo frustrò in modo non indifferente.
I Beatles e l’accusa di John Lennon a Rod Stewart
Nel 1976, l’artista dovette, ancora una volta, vedere la sua arte usurpata. Questo fu per lui, di nuovo, motivo di aspra delusione. Lo stesso John Lennon ricordò che Rod Stewart avesse plagiato uno degli ultimi brani dei Beatles, dando vita ad una delle sue tracce più iconiche, Killing Of Georgie. Discutendo sulla vicenda, il caposaldo dei Beatles non esitò nemmeno una volta a puntare il dito contro Rod Stewart, quando intervistato dal biografo David Sheff.
“Gli editori non si sono mai accorti del plagio di Stewart. Il motivo per il quale scelse di non cantare Don’t Let Me Down era che, in questo caso, non avrebbe guadagnato un centesimo”. Pur avendo destato l’assoluto disappunto di Lennon, la subdola mossa di Rod Stewart sarebbe stata più o meno compresa dall’artista vittima di plagio.
Rod Stewart rispose alle accuse solo nel 2016. Intervistato dal Guardian, il cantautore, rifugiandosi dietro gli oltre quarant’anni di cui si compone la sua brillante carriera e, facendosi scudo col suo straordinario carisma, ammise di aver attinto dalla celebre canzone dei Beatles, dicendo: “È vero, Killing Of Georgie somiglia molto a Don’t Let Me Down. Non credo ci sia nulla di male in un furto riuscito bene”.
“Sono sicuro che se tornassimo indietro nel tempo fino agli anni ’60, ci accorgeremmo di tantissimi plagi finora passati inosservati – ha continuato Stewart – Di certo i Beatles non escono puliti da questa faccenda; dopo la parentesi di McCartney con Chuck Berry e di George Harrison con i Chiffons. Nessuno di noi ha mai avuto il coltello dalla parte del manico”.