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Beatles, Phil Collins: “Il terribile “scherzo” che mi fece George Harrison”

Phil Collins – ex membro dei Genesis – ha recentemente raccontato di un episodio accaduto mentre lavorava con il chitarrista dei Beatles George Harrison. Un tiro mancino che l’ex Fab Four organizzò dopo che Collins aveva collaborato alla registrazione della canzone Art of Dying, nell’album All Things Must Pass.

POST BEATLES, LA COLLABORAZIONE TRA GEORGE HARRISON E PHIL COLLINS

Che connessione esiste tra l’ex Beatles George Harrison e Phil Collins? Dopo la fine del Fab Four – nel 1970 – tutti i membri della band britannica iniziarono a lavorare a progetti solisti o a collaborazioni indipendenti. Il primo a darsi da fare fu proprio il chitarrista che – il 27 Novembre dello stesso anno – pubblicò il suo terzo lavoro dal titolo All Things Must Pass. L’album si rivelò un enorme successo – sia dal punto di vista commerciale che di critica – aprendo al mondo gli occhi sull’innegabile talento cantautoriale di George Harrison.

Tanti i musicisti che collaborarono, assieme all’ex Fab Four, ai lavori per All Things Must Pass. Solo per citarne alcuni l’ex compagno di band Ringo Starr, il leggendario Eric Clapton e appunto un giovanissimo Phil Collins. L’ex membro dei Genesis ha raccontato più volte di quell’esperienza e di come fosse collaborare con Harrison.

PHIL COLLINS, LA STORIA DELLA SUA COLLABORAZIONE A ALL THINGS MUST PASS

“E’ successo quando ero a Flaming Youth – ha iniziato a raccontare Phil Collins“Il mio manager ha ricevuto una telefonata dalla chauffeur di Ringo Starr che gli ha detto che cercavano un percussionista e lui gli aveva suggerito me”. Collins viene chiamato per suonare le percussioni appunto – non la batteria – e vuoi per inesperienza vuoi per nervosismo non è impeccabile.

“Così sono andato a Abbey Road ed ho trovato Harrison, Ringo, Billy Preston, Klaus Voorman e Phil Spector […] Nessuno mi aveva detto cosa dovevo suonare e ogni volta che partiva la canzone, Phil Spector diceva “Sentiamo chitarra e batteria” o “Sentiamo basso e batteria” ricorda ancora Collins, riguardo la sua collaborazione con l’ex Beatles.

ALL THING MUST PASS, IL NOME DI PHIL COLLINS NON ERA SULL’ALBUM

Phil Collins ha raccontato in un’intervista della sua collaborazione con George Harrison, Ringo Starr e Eric Clapton per l’album All Things Must Pass. “Alcuni mesi dopo ho comprato l’album in un negozio della zona, ho guardato le note in fondo e non c’era il mio nome – ha svelato il batterista – ho pensato che ci fosse un errore. Ma era una versione differente della canzone e io non c’ero”. La delusione è ancor più grande quando – ascoltando Art of Dying – Collins scopre che la sua parte alle percussioni è stata proprio tagliata.

L’INCONTRO TRA PHIL COLLINS E GEORGE HARRISON

L’ex batterista dei Genesis scopre dunque che il suo nome non è presente nei crediti dell’album di George Harrison. “Anni dopo ho comprato la casa di Jackie Stewart – ha continuato a raccontare – e Harrison era amico di Jackie e Jackie mi disse che George stava facendo il remix di All Things Must Pass”. Due giorni dopo la scoperta, Phil Collins riceve un nastro dall’ex Fab Four con una nota: “Potresti essere tu?”.

“Sono corso dentro e l’ho ascoltato e l’ho subito riconosciuto. Improvvisamente il suono delle percussioni – troppo forte e orribile. […] Poi sento una voce molto chiara. E’ Harrison che parla con Spector: “Phil? Pensi che possiamo riprovarla un’altra volta senza il suonatore di percussioni? Quindi ora so che […] erano andati da qualche parte e avevano detto “liberiamoci di lui”, perché stavo suonando malissimo”.

GEORGE HARRISON, QUELLA VOLTA CHE PRESE IN GIRO PHIL COLLINS

Dopo aver ascoltato il nastro, Phil Collins si ritrova sulla porta di casa proprio George Harrison. “Hai avuto il nastro?” gli chiede l’ex Fab Four. “Ho appena realizzato di essere stato licenziato da un Beatles” gli risponde Collins. Ma la risposta del chitarrista lo lascia senza parole.

“Non ti preoccupare, era uno scherzo. Quella cassetta l’abbiamo registrata l’altro giorno. Avevo chiesto a Ray Cooper di suonare veramente male e abbiamo doppiato Art of Dying per prenderti in giro. Ho pensato che ti potesse piacere!”. All’epoca – nonostante lo scherzo – Harrison non spiegò a Collins che fine avesse fatto la versione con la sua incisione. Ma nell’edizione speciale di All Thing Must Pass del 2011 – pochi mesi prima della morte dell’ex Beatles – c’è una nota che recita: “Io non me lo ricordo, ma a quanto pare c’era anche un Phil Collins adolescente”. 

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