La storia della musica è caratterizzata tanto da movimenti fondativi e solidi nel tempo quanto da correnti fulminee e significative. Il blues ha dato origine alla maggior parte dei generi che conosciamo e ha ispirato artisti famosissimi nel panorama musicale. D’altro canto, movimenti come il grunge sono nati e morti nel giro di pochi anni ma hanno lasciando una scia che arriva fino ai giorni nostri. L’isolata e culturalmente emarginata Seattle ha fatto da bacino ad un’intera generazione di giovani disillusi pronti a riversare il proprio estro artistico nella musica. La scena musicale grunge è stata caratterizzata dall’ibridazione, da un flusso costante di idee e suggestioni tra un gruppo e l’altro. Anche ai più profani – fermandosi a pensare al sound dei primi anni ’90 – non possono non venire alla mente almeno quattro band che hanno fatto la storia del genere. Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam e Alice in Chains sono le formazioni più note del periodo e quattro tra le più influenti. Quattro cantanti eccezionali con voci uniche che ancora risuonano nel presente, con il rammarico di averle perse quasi tutte. Ma chi è il miglior frontman che il grunge abbia mai avuto?
Nirvana, Kurt Cobain
Quando, nel 1991, i Nirvana pubblicano Nevermind l’asticella del grunge si alza definitivamente. L’album di Kurt Cobain e compagni non ha segnato solo la consacrazione della band di Seattle. Ha ridefinito i canoni della musica internazionale con un nuovo sound, nuove parole e soprattutto una nuova voce. Kurt Cobain è l’angelo maledetto del grunge, un ragazzo sensibile e fragile, un frontman capace di emozionare senza esibizionismi o artifici. Negli ultimi anni la lotta contro la dipendenza da eroina e le pressioni mediatiche per il suo matrimonio con Courtney Love, lo hanno perseguitato sempre più ferocemente. La sua capacità di narrare, con voce struggente e spezzata, le frustrazioni e il dolore di un’intera generazione lo ha trasformato in un’icona immortale.
Soundgarden, Chris Cornell
Chris Cornell è molto più dei Soundgarden. E’ la voce degli Audioslave. E’ il fondatore dei Temple of the Dog, in onore dell’amico Andrew Wood e dei suoi Mother Love Bone. E’ l’interprete solista e cantautore di bellissimi brani malinconici e amari. La voce di Chris Cornell è tuttora uno dei timbri più distintivi e unici che la musica abbia mai avuto, capace di elevarsi pur mantenendo una profondità sporca, ruvida. La sua vocalità dirompente, caratterizzata da un’estensione eccezionale, ha fatto il successo dei Soundgarden tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni 90. Superunknown è una vera e propria pietra miliare della scena grunge.
Alice in Chains, Layne Staley
Gli Alice in Chains sono state una delle band di maggior successo del Seattle Sound soprattutto grazie al talento del proprio leader. Una voce tanto potente e carica di emotività quanto una personalità tormentata, preda dei propri demoni interiori. Layne Staley è stato uno dei frontman più iconici ed emblematici del movimento grunge, del quale incarnava appieno una certa malinconia esistenziale, una disillusione difficile da affrontare. Tutti questi problemi, uniti alla sua dipendenza da eroina, lo logorarono lentamente fino a causarne la morte.
Pearl Jam, Eddie Vedder
In mezzo ad un movimento istantaneo e profondo, fatto di personalità travagliate e perseguitate dal male di vivere, Eddie Vedder è un sopravvissuto. Il cantante – dopo aver collaborato all’unico album dei Temple of the Dog assieme a Chris Cornell – diventa il frontman di una delle band più solide e longeve del grunge. I Pearl Jam continuano a fare musica dal 1990 e Eddie Vedder continua ad incantare ed emozionare con il suo timbro caldo e profondo.