Nel 2012 la Conferenza Generale dell’Unesco ha scelto il 30 Aprile come Giornata mondiale del Jazz, “per il riconosciuto ruolo diplomatico del jazz nell’unire le persone in tutti gli angoli del globo”. La musica è stata riconosciuta per l’ennesima volta come linguaggio universale di pace e per celebrare il jazz si terranno eventi, conferenze, spettacoli e concerti in tutto il mondo. Questo particolare genere, nato dalla musica degli schiavi afroamericani, si è consolidato non solo come collante popolare ma anche come varco verso molteplici stili successivi. Per celebrare il jazz nella giornata mondiale in suo onore andiamo alla scoperta delle 5 canzoni più belle che hanno fatto la storia del genere.
Giornata mondiale del jazz, i 5 brani più belli e famosi
Take Five, Dave Brubeck
Probabilmente la maggior parte delle persone riconoscerebbe il brano senza saper dire cosa sia. Il pezzo strumentale di Dave Brubeck è il singolo che ha venduto più copie nella storia del jazz. Paul Desmond, sassofonista originale e distintivo, scrisse Take Five per il Dave Brubeck Quartet e il pezzo venne pubblicato sul disco del 1969. Il suono del sassofono di Desmond spicca cristallino, con uno dei suoni più riconoscibili nel mondo del jazz.
Summerime, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong
George Gershwin – considerato il progenitore del musical americano – scrisse Summertime tra il 1933 e il 1934 per l’opera Porgy & Bess. Il brano ebbe molteplici interpreti e venne riadattato in molte versioni musicali. Una delle più famose la troviamo in un disco di Louis Armstrong e Ella Fitzgerald. Il pezzo mette in luce le grandi abilità compositive di Gershwin e rappresenta il perfetto incontro tra il musical e il jazz. La voce calda e profonda della Fitzgerald parte da una sassofono brillante e chiaro. Le fa seguito Louis Armstrong, con uno dei timbri più riconoscibili e distintivi del genere.
So What, Miles Davis
Miles Davis è una delle pietre miliari del jazz, specialmente per il suo estro artistico innovativo e rivoluzionario. Le melodie e i brani di Davis sono intrisi di una tale libertà sovversiva che a volte risultano difficilmente comprensibili, o poco attecchiscono tra chi non ama particolarmente il jazz. So What si discosta da questo modus classificandosi come una delle melodie più esemplari del genere. Venne pubblicato nel 1959 sul disco Kind of Blue a cui parteciparono altri artisti eccezionali: tra gli altri John Coltrane, Bill Evans e Cannonball Adderley.
In a Sentimental Mood, Duke Ellington e John Coltrane
Il sassofono e il piano all’inizio del brano già descrivono l’atmosfera del pezzo, in un botta e risposta lento e cadenzato. Ellington scrisse In a Sentimental Mood nel 1935, attingendo a consigli e influenze di altri artisti. Manny Curtis inventò successivamente le parole per la melodia. La versione più famosa di questo pezzo jazz è quella di Duke Ellington insieme ad un altro grande esponente del genere, John Coltrane.
My Favourite Things, John Coltrane
Concludiamo con un classico, My Favourite Things, uno standard del jazz che si è impossessato di questa melodia e l’ha replicata in moltissime versioni. Rodgers e Hammerstein l’hanno scritta per il famosissimo film Tutti Insieme Appassionatamente. Nel 1961 John Coltrane, sassofonista influentissimo del jazz e uno dei più leggendari musicisti del mondo, decise di farne una versione personale e unica. Così tanto che dopo quella melodia divenne praticamente sua.
Jazz, linguaggio globale: storia del genere
Le radici del jazz affondano nella storia nera degli schiavi afroamericani. Dei workers costretti a lavorare nei campi di cotone, nelle piantagioni per proprietari bianchi. Gli schiavi, per tenere il tempo tra un lavoro e l’altro, inventano una musica vocale che riceve le proprie suggestioni dagli spiritual e dal blues. Le evoluzioni di questo genere popolare contaminano tutti gli Stati Uniti, evolvendo in improvvisazioni collettive di musicisti che iniziano a comporre e scrivere ad orecchio. Le jazz band prolificano a New Orleans, in Louisiana e poi arrivano a Chicago con Louis Armstrong, uno dei più influenti e leggendari esponenti del genere.
Il jazz si evolve da una forma vocale e prettamente popolare, consolidandosi come linguaggio di comprensione universale. Ancora oggi parliamo di un genere apprezzato da pochi e visto con stupore o curiosità da molti. Il jazz non può essere razionalizzato o definito entro certi schemi familiari, poiché fa della libertà e dell’improvvisazione i suoi punti di forza. A molti può sembrare incomprensibili o inaccessibile. Il jazz si afferma ai suoi albori come sintesi tra numerose culture – europee, africana e americana – e suggestioni diverse. Il punto focale del genere è l‘espressività, il ritmo basato su combinazioni diverse di suoni africani, musica colta europea ecc.
L’improvvisazione è ciò su cui nasce e si sviluppa il jazz. Nel periodo compreso tra gli anni ’60 e ’70 esplode il fenomeno del Free Jazz, genere caratterizzato da improvvisazioni collettive in cui il tema iniziale del brano può anche scomparire, trasformandosi in qualcosa di totalmente diverso. Il jazz è metamorfosi e cambiamento costante, a partire dalla formazione – da performance solistiche fino a 9 musicisti – e dalla combinazione di strumenti utilizzati. Concludiamo con una frase di Gershwin che potrebbe racchiudere il senso – o non senso – del jazz: “La vita è un pò come il jazz…è meglio quando s’improvvisa”.