Il 20 luglio 1969 (viaggio nello spazio) è una delle date più importanti della storia del progresso umano. L’Apollo 11 era il nome della missione che, per la prima volta nella storia, portò i due grandi astronauti Neil Amstrong e Buzz Aldrin a ì camminare sul suolo lunare a nome di tutta l’umanità.
Molti di noi non erano ancora nati ma, chi è riuscito ad assistere alla diretta, può esprimere l’entusiasmo e l’emozione di quel famoso “Piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità.”
Quell’evento aveva scatenato le menti dei creativi di ogni genere: ricercatori, artisti, pensatori e, ovviamente, i musicisti. La musica, infatti, non poteva restare incontaminata da questa novità che cambiò il modo di guardare il cielo, quindi eccovi 5 canzoni di quel periodo e non che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con lo spazio, buon viaggio!
1. Elton John, Rocket Man (1972)
Si comincia con una canzone che era ed è ancora molto ambiziosa. A soli tre anni dallo sbarco sulla Luna Elton John pensava già come avrebbe potuto essere la vita su Marte (e lavorarci cinque giorni a settimana). Il pianoforte è uno strumento terrestre, ma, con le giuste note e alcuni effetti sonori, sembra che si possa intuire il freddo che descrive e il motivo per cui non consiglia di farci crescere i figli. L’avventura e la routine si fondano e riescono ancora a farci venire i brividi!
In realtà il testo è frutto della mente di Bernie Taupin, mentre la composizione e l’interpretazione sono di John (quando si dice un’accoppiata vincente.)
Si dice che la canzone non fu ben accolta da un altro famoso “uomo spaziale” ovvero David Bowie, che trovava che la canzone fosse una copia della sua traccia “Space Oddity”.
2. David Bowie, Space Oddity (1969)
David Bowie è stato uno dei primi artisti dell’epoca a riuscire a declinare in diversi modi il tema spaziale. Scrisse diverse canzoni ispirate a questo tema (senza contare inoltre l’interpretazione di un extraterrestre nel film “L’uomo che cadde sulla Terra” del 1976.)
Space Oddity ha, a differenza di Rocket Man, un testo molto più cupo e preoccupante. Qui non ci si trova su un altro pianeta che viene trattato come una seconda casa, ma, apparentemente, si sta vivendo la parte pratica e finale di un processo complesso e ormai avviato, ovvero un viaggio dove nessuno si era mai spinto prima di allora. Bowie immagina come un primo contatto con lo spazio possa essere molto simile a una nuova nascita, un muoversi come appena nati (‘And I’m floating in a most peculiar way’). Peccato che il finale risulti speranzoso e disperato allo stesso tempo.
In realtà, più che una canzone in cui possa sembrare difficile immedesimarsi per ambientazione ed esperienze, è una canzone che parla “del sentirsi soli.” Bowie è riuscito a creare un’allegoria davvero potente.
3. The Beatles, Across the Universe (1970)
La pace dei sensi.
Nonostante l’universo infinito, ascoltare questa canzone ci fa sentire parte integrante di esso. Fieramente scritta e composta da John Lennon, il testo di Across the Universe è considerato uno dei testi più belli della band di Liverpool. Fortemente influenzato dalla meditazione trascendentale aggiunse il mantra in sanscrito “Jai guru deva” che viene più volte ripetuto nel corso della canzone e che significa “grazie ti saluto maestro divino” seguito da “om” che è un saluto usato dai praticanti di meditazione. La poeticità e l’armonia creata dal perfetto abbinamento di testo e note la rende la canzone ideale per farsi un bellissimo viaggio mentale di 3 minuti e 48 secondi.
4. Walking on the Moon, Police (1979)
Anche questa canzone ispirata dallo sbarco sulla luna avvenuto dieci anni antecedenti la sua pubblicazione ha un significato nascosto (ma nemmeno troppo.) La canzone in realtà è parla di come ci si sente a essere innamorati. Il video fu girato al Kennedy Space Center ed è mischiato a filmati della Nasa. Come abbinare sapientemente amore e scienza con un tocco di reggae.
5. Arabella, Arctic Monkeys (2013)
Anche Arabella è un fiero testo scritto dal frontman degli Arctic Monkeys Alex Turner. Anche questo inno all’ammirazione di una ragazza che sembra provenire da un altro mondo, che veste come Barbarella e che è fatta ‘di altro spazio’ è lungamente ispirata all’universo cosmico. Parla di una ragazza così magica che probabilmente ha delle origini non proprio umane e che in un modo o nell’altro riesce a trasportarti dove vuole con un solo bacio.
BONUS
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Moonhead, Pink Floyd (1969)
Ebbene eccoci alla fine di questo viaggio. Le canzoni cosmiche sono tantissime e non abbiamo potuto menzionarle tutte per ovvi motivi. Per voi che siete arrivati alla fine di questo articolo volevamo premiarvi con un’ultima canzone. Ci sembrava doveroso nominare i Pink Floyd, eppure è stato davvero difficile scegliere una sola canzone, quindi abbiamo scelto la più coerente, ovvero Moonhead, la canzone che suonarono e composero appositamente per il successo dell’Apollo 11 ed eseguirono durante la diretta dello sbarco per una trasmissione della BBC dedicata al grande evento. La canzone si può trovare solamente in alcuni bootleg e sul box set “The Early Years.”
Speriamo che questo viaggio sia stato di vostro gradimento e se non fosse bastato potete sempre premere “replay.” Ci vediamo al prossimo viaggio e commentate con altre canzoni che secondo voi dovrebbero essere nella lista (magari scriveremo una seconda parte.)
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