Il 20 Febbraio del 1967 ad Aberdeen vede la luce Kurt Cobain, cantante, musicista, cantautore, storico leader dei Nirvana e una delle figure più iconiche del grunge e della musica alternativa degli anni ’90.
La musica e il Nirvana
Quando Kurt Cobain decise di mettere fine alla sua vita, quel 5 Aprile del 1994, con lui scomparvero i Nirvana e buona parte dell’ideologia e della spinta iniziale che aveva dato vita al grunge di Seattle. Forse chiedersi cosa sarebbe successo se il cantante non avesse compiuto quel terribile gesto non ha molto senso ora. Tutti i suoi testi erano già pervasi di un malessere esistenziale, di un senso di inadeguatezza difficile da gestire. La sua voce, così graffiata, a tratti disperata, urlava la rabbia di un outsider, di uno sbagliato che non ha mai trovato il suo posto nel mondo, di un irrimediabilmente diverso.
Kurt scelse il nome della propria band forse per esorcizzare tutto questo. Nirvana si rifà al concetto buddhista dell’assenza di ogni sensazione, di ogni dolore e sofferenza. Il Nirvana rappresenta il raggiungimento di una condizione estatica, in cui si annulla ogni percezione legata alla realtà concreta. Esiste solo il godimento dello spirito.
Il clima degli anni ’80/’90 e Nevermind
Il senso latente che permea le sue canzoni e questa ricerca di evasione, di annullamento di ogni percezione fisica, rappresenta in un certo senso il clima di ribellione e libertà del punk e del grunge degli anni ’80/’90. I Nirvana e Kurt Cobain lo cavalcano in pieno, dando alla luce una delle pietre miliari del grunge e dell’alternative rock del periodo. Nevermind viene rilasciato nel 1991 ed è uno dei motivi per cui la musica degli anni ’90 riesce a raggiungere il grande pubblico. Rolling Stone e Time lo hanno messo nella classifica dei migliori album di tutti i tempi.
Tutti i brani della track list di Nevermind parlano del male di vivere, di un’anima lacerata, perfettamente consapevole dell’inutilità di un’esistenza alienante. Kurt Cobain mette la firma su parole angosciate e disperate, che urlano il disagio giovanile di un disadattato, cronicamente malinconico.
Kurt Cobain a Roma
Nel Febbraio del 1994, solo pochi mesi prima di togliersi la vita, Kurt Cobain giunse assieme ai Nirvana in Italia, per una serie di concerti. Una delle sue ultime esibizioni in tv fu durante il programma di Rai3 Tunnel, diretto da Serena Dandini. Qualche giorno dopo il cantante tornò a Roma per trascorrere qualche giorno di riposo con la moglie e la figlia. Durante quel soggiorno venne portato d’urgenza in ospedale per un’overdose.
Gli ultimi giorni della vita dell’icona grunge sono legati a doppio filo all’italia. Nel 1994, Kurt Cobain scelse Roma come scenario per la sua uscita di scena. Tra il 3 e il 4 Marzo 1994 ingerì infatti una quantità letale di champagne e roipnol, ma Courtney Love lo trovò in tempo e diede l’allarme. Sembra che Cobain avesse scelto la capitale dopo aver visto il film Vacanze Romane. Il romantico scenario della città eterna doveva servire per recuperare un rapporto con la moglie, compromesso dalla droga e dai pettegolezzi.
La grandezza delle aspettative provocate dal film con Audrey Hepburn, ancora una volta si infransero contro la dura realtà. Kurt Cobain era perseguitato da demoni che non riusciva più a combattere. Quel tentativo di mettere fine a tutto, interrotto provvidenzialmente a Roma, trovò purtroppo il suo compimento a Seattle.