Ci addentriamo in un terreno pericoloso. Parlare dei Pink Floyd senza ripetere sempre le stesse cose è difficile. Forse perché, come accade per i grandi classici anche nella letteratura, diventa quasi scontata l’importanza di una band come questa nel panorama musicale. Ancora peggio se parliamo di The Dark Side of The Moon, un album che perfino i neofiti o coloro i quali non amano i Pink Floyd avranno sicuramente sentito nominare. O avranno certamente almeno visto l’iconica copertina, che da sola basta a definire la particolarità di un disco unico nel suo genere. La copertina viene sempre associata all’astronomia e alla scienza in generale, invece il riferimento al lato oscuro della Luna riguarda più che altro la follia (in inglese si dice anche lunacy), una tematica molto presente. Oggi spieghiamo a chi ancora non avesse una copia in vinile o in semplice CD di questo album, le ragioni per cui dovrebbe assolutamente rimediare.
Perché avere una copia di The Dark Side of the Moon: i temi
Roger Waters ha dichiarato riguardo all’album:
The Dark Side of the Moon era un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori.
Lo sappiamo, The Dark Side of the Moon è un concept album. Ciò significa che mira a raccontare una storia, tuttavia queste tematiche così mirabilmente scritte sono inserite in canzoni che possono stare anche da sole. Non per forza l’album va ascoltato tutto di fila e tutto insieme, per quanto sia consigliabile. Il caos di sentimenti e sensazioni che provoca nell’ascoltatore è dovuto alla dovizia di particolari nei testi. È da questo disco che i Pink Floyd abbandonano il focus su lunghe parti strumentali e affinano i testi. Roger Waters fra tutti compone versi a volte criptici, ma molto interessanti. Le tematiche affrontate sono varie e vanno dal tempo che scorre, all’ossessione per il denaro, ma anche la solitudine e la follia. Fondamentale ispirazione per il tema della malattia mentale sicuramente il compagno di band Syd Barrett, che come sappiamo dovette lasciare la band proprio per un crollo emotivo e psichico molto forte. Anche in virtù dei sentimenti contrastanti dei membri della band riguardo a questa vicenda, il disco è cupo e l’io lirico raccontato soffre di una alienazione in cui non è possibile non rivedersi. L’empatia è del resto la base di tutto il disco, che ritorna in se stesso con una struttura circolare.
La storia che The Dark Side of the Moon racconta
Trattandosi di un concept, chiaramente l’album racconta una storia. Abbiamo già detto che la grandezza del disco sta anche nella possibilità di ascoltare i brani singolarmente. Ma di base l’idea di fondo è quella di rappresentare l’esistenza umana nelle sue sfaccettature. Così, si analizzano talvolta le paure dell’uomo, come in On the Run, ispirata alla paura di volare di cui soffriva Richard Wright, tastierista e membro fondatore del gruppo. Troviamo anche un inno al carpe diem con al centro la fugacità della vita nella celeberrima Time. Sempre a proposito del tempo che scorre, una bellissima metafora sulla morte è costituita da The Great Gig in the Sky, famosa per per il lungo assolo vocale che esegue Clare Torry. Roger Waters avrebbe chiesto a diversi intervistati Hai paura della morte per scrivere il testo. Un altro esempio, cambiando lato del disco, di storytelling interessante è Us and them, un attacco contro le guerre che di questo tempo risulta attualissimo.
L’originalità musicale che crea un’atmosfera unica
Avremo sentito dire almeno una volta che quando si ascoltano i Pink Floyd si finisce “in un altro mondo”. Se The Dark Side of the Moon è così profondamente accostato all’astronomia e all’universo non è solamente in virtù della famosa copertina. Infatti, l’atmosfera che riesce a creare è alienante non solo poiché descrive tale situazione psicologica, ma in quanto porta in un’altra dimensione. Le cinque tracce di ognuno dei due lati costituiscono opere musicali a se stanti ma anche incredibilmente connesse, come ben sappiamo queste cinque tracce rappresentano diversi stadi della vita umana. Musicalmente si vuole ricostruire l’esistenzialismo dei testi, con dei battiti cardiaci ad aprire e chiudere l’album, altri suoni originali usati come gli orologi e il rumore di cassa di Money. Troviamo sperimentazioni, psichedelica, prog, con nuove strumentazioni acquistate appositamente per creare l’album. Protagonista è spesso il sintetizzatore, ma in generale la musica è stata curata a dovere. Pensiamo che i Pink Floyd adoperarono alcune delle tecniche di registrazione più avanzate dell’epoca, come la registrazione multitraccia e i nastri magnetici in loop, in quello che è il manifesto del prog ma non solo.