Il 18 maggio scorso ci ha lasciati uno dei più grandi cantautori della musica italiana: Franco Battiato. Poeta, pittore, regista, sceneggiatore e artista a dir poco rivoluzionario, Battiato ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana e, oggi, vogliamo onorare ancora una volta la sua memoria soffermandoci proprio su uno dei suoi indimenticabili brani: ‘Shock In My Town‘. Battiato, per chi non lo sapesse, in questo brano utilizza una tecnica a dir poco rivoluzionaria chiamata “backmasking“. Andiamo a scoprire insieme di cosa si tratta.
Una tecnica a dir poco rivoluzionaria
Così come hanno fatto tantissimi altri grandi artisti (per lo più britannici e americani), anche Franco Battiato ha tentato di mascherare alcuni messaggi ‘nascosti’ nelle sue canzoni attraverso la cosiddetta tecnica del backmasking. Questi musicisti, nella maggior parte dei casi, inseriscono nel brano delle frasi pronunciate a bassa voce -talvolta impercettibili- coperte spesso e volentieri anche da altri strumenti. Il risultato finale è una serie di suoni apparentemente senza senso ma che, se ascoltati al contrario, rivelano messaggi ‘nascosti’.
I primi ad imbattersi nella rivoluzionaria tecnica del backmasking furono i Beatles. Poi toccò ai Pink Floyd, ai Led Zeppelin, ai Queen, ai Rolling Stones, a Prince e a Michael Jackson, fino ad arrivare agli italiani Zucchero e Battiato.
Franco Battiato e il fenomeno del backmasking in “Shock in My Town”
Nel singolo “Shock in My Town” -pubblicato da Franco Battiato nel 1998– c’è un chiaro esempio di backmasking. Al minuto 3 c’è una particolare frase che, ascoltata al contrario, recita: “Di amminoacidi. Nelle mie orbite si scontrano tribù di sub-urbani, di amminoacidi.” Questo straordinario brano del cantautore siciliano descrive una società degenerata, ritornata quasi allo stato primitivo e schiava della tecnologia.
Il Maestro Franco Battiato ha utilizzato anche altre volte il backmasking ma, a differenza di alcuni suoi predecessori che si sono serviti di questa singolare tecnica per nascondere frasi a sfondo satanico o che inneggiavano all’uso di droghe e alcool, l’ha sempre fatto puramente in chiave sperimentale.