Napoli ha caratterizzato, per un cantautore senza luogo e tempo come Fabrizio De Andrè, un luogo importantissimo all’interno del quale esprimere la sua arte, la sua cultura e la sua passione per la musica e per il racconto che ha dominato all’interno della sua discografia e la sua musica. Lo dimostrano i diversi esperimenti in musica che hanno visto Faber protagonista, in alcune realizzazioni iconiche come Don Raffaè e lo dimostra, in fin dei conti, perfettamente quell’atteggiamento artistico che ha portato il cantautore genovese a non avere dimora morale e artistica fissa, avendo la possibilità di riconoscersi perfettamente nella cultura genovese, sarda e napoletana, come molti dei suoi capolavori dimostrano.
Le dichiarazioni di Fabrizio De Andrè su Napoli e l’importanza della città nella sua arte
Che Napoli sia stata uno dei baluardi fondamentale dell’arte e della cultura di Fabrizio De Andrè, non c’è assolutamente dubbio; la città partenopea ha caratterizzato un pilastro per il cantautore genovese, come alcune delle sue composizioni hanno dimostrato. Fabrizio De Andrè ha saputo cogliere elementi innovativi e originali in ognuna delle culture a cui ha fatto riferimento: da quella sarda a quella genovese, passando per la cultura dei parolieri francesi e, infine, traendo spunto dai riferimenti napoletani, che dal punto di vista artistico e musicale l’hanno sempre appassionato.
Queste sono state le sue dichiarazioni a proposito, nei quali ha parlato di Napoli definendola come la sua patria morale: “Non sapevo nemmeno io come e perché, ma impazzivo per Bovio e Di Giacomo. Poi scoprii che la mamma del mio amatissimo Brassens era figlia di napoletani, e che nelle ballate di quello che rimane il mio primo maestro indiscusso, alcuni studiosi avevano ritrovato echi della melodia campana. È la mia patria morale. Dopo Genova e la Sardegna è forse l’unico posto dove potrei vivere. Per la sua cultura, la sua canzone, la sua asimmetria… Per Murolo, Eduardo, Croce e De Sica”
Le parole di Pietro Cesare, fondatore di una cover band di Fabrizio De Andrè
Un ulteriore profilo di grande interesse, riguardante Fabrizio De Andrè e i suoi agganci con la cultura napoletana, fondamentale per la sua arte e la sua carriera, è stato offerto da Pietro Cesare, fondatore di una delle numerosissime cover band sul cantautore genovese e in grado di descrivere perfettamente il vuoto lasciato dallo stesso al momento della sua morte, equiparabile – dal punto di vista artistico – soltanto allo stesso vuoto che il popolo partenopeo ha provato nel giorno della morte di Massimo Troisi.
A proposito del legame e dell’importanza di Napoli nella musica e nell’arte di Fabrizio De Andrè, Cesare ha spiegato: “De André era un grande estimatore della canzone napoletana classica; la conosceva e l’amava profondamente. Se ne ritrovava innamorato e ammirato in particolar modo per Libero Bovio e Salvatore Di Giacomo“.