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Gli album dei Nirvana dal peggiore al migliore

I Nirvana hanno cambiato per sempre il mondo della musica, a partire dai loro straordinari esordi. La band di Kurt Cobain si affermò come il simbolo della rivoluzione sonica del Grunge; nata nel segno degli ideali che resero il Rock un movimento culturale glorioso e significativo a partire dagli anni ’60. Arrabbiati, feroci e decisi a non scendere a patti con nessuno, i Nirvana perpetuarono uno stile formidabile. Melodie semplici, efficaci e concise travolgevano l’ascoltatore, attonito innanzi alle interpretazioni distruttive e segnanti di Cobain alla voce. Oggi, l’opera della band rappresenta una testimonianza importantissima dell’ultimo, grande, atto del Rock. In quest’articolo, abbiamo deciso di elencare gli album dei Nirvana dal peggiore al migliore.

Bleach

Bisogna, necessariamente, chiarire che, stilare una classifica del genere su una band iconica come i Nirvana può risultare essere un compito abbastanza arduo. Ad oggi, del resto, tendiamo a mistificare la carriera dei tre di Seattle, essendosi affermati come capostipiti di una generazione rassegnata, per quanto ricca di valori. Bleach si pone in ultima posizione per le sue fattezze acerbe. Il gruppo, ancora privo della batteria esplosiva di Dave Grohl, incise il suo album di debutto nel 1989, con soli 600 dollari di budget. Si tratta di un disco acerbo, tendente al Punk. Alcune tracce fanno, ormai, parte degli annali del Rock, mentre altre avrebbero richiesto una lavorazione maggiore. Oggi, comunque, Bleach rappresenta un tassello fondamentale per delineare lo spettro artistico dei Nirvana.

Incesticide

Sebbene il materiale contenuto nella raccolta Incesticide, circolasse già ampiamente, in scarsa qualità audio, tra i fan della band, il disco venne accolto piacevolmente da pubblico e critica. Uscito nel 1992, sulla scia del successo stratosferico di Nevermind, Incesticide conteneva tracce mai rilasciate, vecchi lavori e versioni dal vivo alternative alle originali in studio. Nel disco, ebbero modo di spiccare brani come Aneurysm, ad esempio, proposta spesso dal gruppo dal vivo.

Nevermind

Nevermind viene considerato, ormai all’unanimità, come il capolavoro assoluto dei Nirvana. L’album, uscito nel 1991, divenne, nella sua interezza, un inno generazionale e mostrò le capacità della band di Cobain non ancora al loro picco. Nevermind è un disco semplicemente straordinario, un album capace di catturare l’essenza elettrica e i tratti critici che caratterizzavano il Seattle Sound, attraverso una produzione impeccabile, pur preservando l’impronta nichilista che contraddistingue il catalogo dei Nirvana. Ma perché Nevermind non si posiziona al punto più alto della classifica degli album dei Nirvana dal peggiore al migliore?

MTV Unplugged

La risposta alla domanda posta alla voce precedente, va ricercata nelle interpretazioni intime e solenni dell’Unplugged, album dal vivo in cui le pietre miliari più struggenti e melancoliche dei Nirvana hanno modo di splendere nel buio della distruttività di Kurt. Chitarre acustiche e batterie sommesse si fanno spazio nel tripudio adrenalinico dei Nirvana al picco della loro carriera e, con straordinaria eleganza, tessono arabeschi di pura emozione, regalando al mondo uno degli spettacoli più iconici della cultura popolare contemporanea.

In Utero

Il terzo lavoro in studio dei Nirvana, In Utero, rappresentò il punto creativo più alto per la band sia sotto l’aspetto lirico che tecnico-compositivo. In Utero è casa per i lavori di matrice più sperimentale dei Nirvana che, nel processo di creazione del disco, si lasciano trasportare da esperienze lisergiche crude ed oscure, trasposte pedissequamente all’interno di un disco che ha permesso alle milioni di persone che lo hanno ascoltato di osservare il genio psicotico di Cobain all’opera in un’esperienza metafisica dall’indole poliedrica.

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