Lucio Battisti è uno dei cantanti più importanti nella storia della musica italiana. Grazie a successi entrati ormai a fare parte di diritto della nostra cultura popolare, come “La canzone del sole”, “Acqua azzurra, acqua chiara” o “Il mio canto libero”, è stato capace conquistare milioni di ammiratori sia in Italia che all’estero, dove, impresa ardua per i nostri connazionali, venne riconosciuto per la sua bravura. Tra gli altri ad apprezzarlo anche il duca bianco, David Bowie.
Lucio Battisti al Festival di Sanremo 1969
Data la sua importanza sia a livello commerciale che musicale, fu inevitabile la sua partecipazione al festival musicale più famoso del nostro paese: Sanremo, nel 1969. All’epoca dal festival uscivano brani ancora oggi famosissimi, come in questo caso. Infatti in quella edizione Battisti propose uno dei suoi pezzi più famosi: “Un’avventura”, che presento in coppia con un cantante straniero, come imponeva il regolamento dell’epoca. A Battisti si affiancò così uno dei più grandi esponenti americani e mondiali del soul e del rhythm’n’blues: Wilson Pickett.
La composizione de “Un’avventura”
Il suo compagno pare ideale date le sonorità del brano, tra i più “neri” del repertorio di Battisti. Questo è dovuto al fatto che per scriverlo Lucio si ispirò alla musica di uno dei suoi idoli, Otis Redding, che il 10 dicembre 1967 perse tragicamente la vita a causa di un incidente aereo. Il testo fu scritto, come sempre per la prima parte della sua carriera, dal paroliere Mogol. Per l’arrangiamento fu chiamato Gian Piero Reverberi, dopo il rifiuto di Detto Mariano.
Lucio Battisti si esibisce per primo
La sorte stabilì che Lucio Battisti dovesse esibirsi per primo in quella che era la diciannovesima edizione del festival di Sanremo, che ancora si teneva al teatro del Casinò cittadino. Salito sul palco visibilmente emozionato, schiarendosi la voce. Al momento del break non è ben chiaro perché, si convince di aver commesso un errore, cosa che in realtà non avvenne, fermandosi per un attimo e riprendere in ritardo, L’orchestra avanza imperterrita, lui riesce a tornare in tempo, sfruttando la sua esperienza pregressa.
Le critiche dell’epoca
A seguito di questa interpretazione, la critica non ci andò leggera. L’esibizione viene definita “impacciata” da Alfonso medio del corriere, mentre è Angelo Gangarossa del Messaggero ad esagerare: “Un discreto pezzo rhythm’n’blues che può al massimo sperare di ottenere successo in balere e night”. Il tempo darà la vera risposta, facendo di “Un’avventura” un brano ancora amato da milioni di italiani.