Bruce Springsteen è senza dubbio una delle personalità della musica rock, e della musica in generale, più rilevanti dell’industria discografica odierna, come del resto lo è stato negli ultimi 40 anni e più. Le sue canzoni sono state in grado di appassionare milioni di ammiratori in tutto il mondo, mixando rock e poetica. Stiamo parlando di brani entrati nella leggenda come “Born In The U.S.A.”, “The River” o “Dancing In The Dark”.
“Born To Run” e la svolta di Bruce Springsteen
La sua carriera musicale ebbe inizio ne 1972 e l’anno successivo pubblicò il suo primo album: “Greetings From Asbury Park, N.J.”. Quello che segnò la svolta nella sua carriera fu invece pubblicato due anni dopo nel 1975. Il titolo dell’intero LP è quello di una delle canzoni più rappresentative del cantautore statunitense. Stiamo parlando di “Born To Run”, che oltre alla famosissima title track, contiene anche altri brani tra i più conosciuti del repertorio di Springsteen, ne è un esempio “Thunder Road”.
L’opinione del boss sulla canzone
La canzone “Born To Run” fu un successo internazionale, venendo suonata molto spesso nelle stazioni radio statunitensi dedicate alla musica rock. È stata inserita dalla rivista Rolling Stone al ventunesimo posto della classifica delle 500 migliori canzoni della storia. Ciò nonostante inizialmente la canzone non piacque per nulla a Bruce Springsteen. È stato lui stesso a dichiararlo nel corso di un’intervista rilasciata a Jimmy Fallon.
Bruce Springsteen: “Nei primi album non mi piaceva la mia voce”
Il boss ha spigato: “Quando inizi a registrare e lo fai per la prima volta, non sei abituato a sentire la tua. Io non riuscii ad abituarmi alla mia addirittura per i primi tre dischi. Mi sembrava fosse terribile. Il che può essere snervante, perché dopo. Tutto il lavoro che fai dietro e tutte le scelte che operi non ti senti pienamente a tuo agio. “Born To Run” la registrai quando avevo solo 24 anni ed il primo ascolto non fu piacevolissimo.”.
“Lanciamolo nella piscina dell’hotel!”
Fu l’ingegnere del suono Jimmy Iovine che raggiunse Springsteen mentre era in tour, per fargli ascoltare l’acetato del suo disco. “Non avevo con me un giradischi, così dovemmo cercare un negozio di dichi e chiedere di utilizzare uno dei loro apparecchi posti sul retro. Ascoltai il mastering ed aravamo lì, io e Jimmy, quando mi chiese: “Beh, che ne pensi? Lo possiamo fare uscire?”. “Sì, dalla finestra per lanciarlo nella piscina dell’hotel!”.”.
La copertina del disco
“Alla fine però”, ha concluso il boss, “mi convinsi e dissi che si poteva fare uscire così. Andò molto bene per fortuna.”. Springsteen si è mostrato invece molto più entusiasta per quanto riguarda la copertina del 33 giri, in cui è raffigurato insieme al sassofonista Clarence Clamonsin, scomparso nel 2011, visibile una volta aperta la cover. “È una delle copertine dei miei album preferite. Ti racconta subito una grande storia di amicizia e musica. l’inizio di una favola!”.