Nella maggior parte dei casi in cui si sente la musica, è naturale pensare che qualcuno stia cantando, suonando o che ci si stia riferendo ad un dispositivo di riproduzione del suono e della musica in generale. Si pensi a tutte quelle applicazioni che permettono di ascoltare la musica, a giradischi che permettono di far suonare un vinile e ottenere grandissima qualità del suono, a un lettore CD e, perché no?, anche ai moderni sistemi di riproduzione della musica, come Amazon Echo. Insomma, ascoltare la musica è possibile attraverso una serie di strumenti e mezzi che permettono di godere appieno di questa possibilità. Ma è possibile ascoltare la musica o meglio, avere la percezione di star ascoltando musica anche se non c’è nessuno che suoni o canti? Secondo la scienza ciò è possibile, e si riferisce ad un fenomeno cerebrale molto diffuso. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito dei tarli musicali e del loro ruolo nel fissare la memoria.
Tarli musicali: che cosa sono e come funzionano dal punto di vista cerebrale?
Per comprendere quale sia la funzione o, più nello specifico, l’esistenza di un tarlo musicale, si potrebbe semplicemente pensare ad una normale situazione di quotidianità, all’interno della quale si è immersi nel silenzio o, semplicemente, non si sta ascoltando nulla; all’improvviso, senza che nessuno suoni o canti, o senza che si cerchi di ascoltare musica attraverso qualsiasi mezzo, ecco che si ha la percezione di sentire cantare e suonare. Di primo acchito, si potrebbe pensare che questa definizione sonora sia soltanto frutto della propria immaginazione.
In realtà, la scienza sostiene che il meccanismo di riproduzione sonora che avviene all’interno del cervello è molto più che semplice immaginazione, ma sussiste in una vera e propria costruzione del suono, tanto da renderlo concreto e da permettere che questo stesso si scambi per musica che si sta ascoltando. Il fenomeno in questione prende il nome di tarlo musicale, e ha visto numerose ricerche che sono state effettuate a partire dal 1987, quando si pensava che parassiti musicali soggiorna solo all’interno delle menti delle persone, non avendo intenzione di sprigionarsi in musica. Per quanto siano stati effettuati numerosi studi, che hanno cercato di prendere in esame diverse sezioni del cervello e le relative componenti, una delle ipotesi maggiormente accreditate e riconosciute. A proposito dei tarli musicali è quella del dottor Sean Bennett, enunciata all’interno della tesi di laurea che gli valse il prestigioso riconoscimento all’interno dell’Università di Harvard. Sean Bennett ha scoperto quale sia la funzione precisa dei tarli musicali e quale sia, più nello specifico, la funzione che li alimenta.
A che cosa servono i tarli musicali?
I tardi musicali servirebbero, secondo gli studi che sono stati condotti da Sean Bennet, a fissare la memoria. Molto spesso, anche dal punto di vista linguistico e se mio logico, l’attività di fissaggio della memoria è stata identificato attraverso l’utilizzo della parola, in grado di nominare segni che permettano un più rapido sviluppo di analisi dal punto di vista cerebrale. In effetti, l’indagine sul tavolo musicale verte praticamente sullo stesso proposito.
Il dispositivo audio che si trova alla base dell’ascolto di una canzone permette al cervello di ripetere la stessa, pur non fissandosi su melodia o parole, ma immagazzinando una serie di informazioni che sono correlate alla riproduzione di determinata musica, e che riguardano generalmente tutti gli eventi legati alla stessa. Per questo motivo, ripetersi una melodia in modo assolutamente concreto è assimilabile a ripetere e immaginare nuovamente eventi di vita passata, che vengono rievocati dal punto di vista della memoria.