Fabrizio De André è ricordato come uno dei maggiori cantautori del panorama musicale italiano. Una voce particolare a volte anche un po’ fuori dal coro, sarcastica e profonda. Tanti i lavori che possono essere citati, tanti i riferimenti storici, letterari e tante le storie che ha dedicato a chi, solitamente, era considerato l’ultimo anello della società. Tra questi non possono non essere citati album come Anime Salve, titolo in sé già molto forte e pregnante. In particolare qui troviamo “Khorakhané (a forza di essere vento)“, una ballata che ha come protagonista il popolo Rom. Cosa ci racconta il cantautore genovese in questa ballata? Ecco il significato di Khorakhané (a forza di essere vento) di Fabrizio De André.
Cosa racconta Anime Salve
L’album Anime Salve nasce dalla collaborazione con Ivano Fossati. E’ stata dunque una stesura a quattro mani, anche se lo stesso Fossati ha raccontato di come fosse più stata una suddivisione dei compiti -seppur lavorando assieme- che una collaborazione in toto: lui per le musiche, De André per i testi. Ancora una volta i prescelti sono i dimenticati. Sembra non esserci categoria di cui De André non abbia parlato. Pescatori, transessuali, reietti, amanti e anche i Rom, su cui ci concentreremo.
Il titolo Anime Salve inoltre, non deve confonderci. Verrebbe da fare un riferimento netto come quello che ci regala il titolo, alle anime che si sono salvate, a quelle che sono arrivate alla salvezza. In verità, non è così. De André trae il significato del titolo direttamente dall’etimologia, che ha più corrispondenze con la formula “spiriti solitari“. Non è allora, un riferimento casuale. Queste anime non sono salve, sono spiriti soli; accezione che ben si sposa con i suoi protagonisti. L’album è infatti ricordato come un elogio della solitudine.
“Khorakhané” di De André: riferimenti e significato
Questa ballata è dedicata ai Rom, che omaggia anche un una parte di testo in romanì , la loro lingua. I Rom una minoranza non territorializzata (se facciamo riferimento al territorio italiano), una minoranza che gira il mondo da moltissimo tempo e che comunque, riesce a mantenere in larga scala una propria prerogativa culturale e come detto da De André sarebbe un popolo da premiare con il Nobel per la pace perché ha saputo girare il mondo senza armi.
Faber sta in questo caso parlando della minoranza del Kosovo, un sottogruppo musulmano. Il nome del brano è appunto, il nome del sottogruppo a cui De André si riferisce. Oltre a puntare l’attenzione su una gruppo spesso dimenticato o peggio ancora denigrato, il cantautore ci regala anche una bellissima metafora.
I Rom sono dei nomadi, dei viaggiatori di cui De André apprezza soprattutto la libertà, quella libertà che caratterizza la loro vita. Il suo obiettivo, oltre che aprire il sipario alla conoscenza di questa minoranza, è quello di associare l’esistenza di ogni essere umano al loro stile di vita.
La vita è un viaggio che come tale va fatto e vissuto, un viaggio che però non deve essere vissuto in relazione alla fine, ma a tutta una serie di circostanze, perché nessuno di noi, in fondo, conosce la propria meta.