Chiunque ha avuto modo di rapportarsi, nell’ambito della propria vita, ad un jukebox, che lo abbia semplicemente osservato o che abbia deciso di far partire una canzone al suo interno attraverso una monetina inserita nello strumento. Il jukebox è uno degli strumenti più iconici e riconoscibili nell’ambito della storia della musica e della sua fruibilità, e per questo motivo merita di sottolineare come questo stesso sia stato in grado di cambiare la storia della musica. Per questo motivo, vogliamo sottolineare la storia e l’invenzione del jukebox, uno strumento che potrebbe, oggi, essere considerato come secondario in virtù della presenza di numerosi altri metodi per ascoltare e fruire della musica, ma che in passato è stato assolutamente fondamentale, soprattutto per artisti emergenti e per chiunque altro volesse rapportarsi al mondo della musica e dell’arte in generale. Ecco tutto ciò che c’è da sapere al proposito.
L’invenzione del Jukebox: storia e nascita dello strumento
Al fine di sottolineare quale sia la storia del jukebox, non può che essere sottolineata la storia di questo strumento che è nato, secondo la tradizione, il 23 novembre del 1889; in questa data, è stato installato il primo strumento in questione a San Francisco, all’interno del Palais Royal Salon Restaurant, un locale che si trovava al 303t Sutter Street e ha caratterizzato, per il strumento in questione, un vero e proprio fulcro della rivoluzione musicale a cui si ha avuto modo di assistere nel secolo scorso e non solo.
Il jukebox è stato inventato da Louis Glass e da Willam Arnold, ed è stato inserito all’interno del sopracitato locale da Fred Mergenthaler, gestore del locale che, dopo aver provato lo strumento, decise di inserirlo per la prima volta all’interno del suo locale spiegando il suo funzionamento ai visitatori dello stesso; in effetti, il sistema su cui si basava il primo jukebox della storia era molto simile a quello dei moderni strumenti, e permetteva di inserire una moneta di 5 cents all’interno dello strumento, per permettere di scegliere la canzone e si voleva ascoltare e riprodurre la stessa. Successivamente, il gestore del locale, che si rapportò ad un grandissimo successo grazie allo strumento in questione, ebbe modo di acquistare nuovi strumenti, dato l’incasso di più di 1000 dollari ottenuti solo un jukebox. In una conferenza del 1890, Mergenthaler affermò di aver guadagnato $4000 soltanto dai 15 jukebox installati in esercizi commerciali negli ultimi cinque mesi. Si trattò di un successo grandissimo, considerando quanto fosse a basso costo per la singola persona e quanto definisse, in termini di guadagno, il successo commerciale di un locale, che, naturalmente, acquisì sempre più le caratteristiche del luogo all’interno del quale era possibile ascoltare musica.
La diffusione del Jukebox dal 1890
Dopo la famosa conferenza di cui vi abbiamo precedentemente parlato, il jukebox ha iniziato a diffondersi all’interno di numerosissimi locali e bar, divenendo una costante di numerosi esercizi commerciali e, allo stesso tempo, anche uno dei motori fondamentali del guadagno da parte di gestori dei locali. Lo sviluppo c’è stato a partire dal 1890, ma la concretizzazione relativa alla presenza dei jukebox nella maggior parte dei locali c’è stata soltanto dopo il 1940, a seguito della diffusione di prime forme di rock ‘n’ roll e dischi a 45 giri, che rendevano i cataloghi degli strumenti più forniti e, soprattutto, più divertente e collettivo ascoltare musica all’interno di un locale, che non fosse soltanto musica classica e forme che difficilmente erano gradite dal pubblico.
La diffusione dei jukebox In Italia c’è stata a partire dagli anni 60, e ha conosciuto un apogeo piuttosto rapido, dal momento che le successive forme di sviluppo, tra vinile, CD e streaming, ne hanno decretato anche la fine In termini commerciali. Oggi, questo strumento, che ha rivoluzionato la storia della musica permettendo il suo sviluppo commerciale in locali e bar, è divenuto un pregevole pezzo di antiquariato per collezionisti che, pur di rapportarsi alla musica pop del secolo scorso, sono disposti a pagare cifre esorbitanti ad aste e non solo.