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Fabrizio De Andrè: la storia de Il Suonatore Jones

Il Suonatore Jones è una delle canzoni più emblematiche nella carriera di Fabrizio De Andrè, oltre che uno dei brani più rappresentativi all’interno della produzione del cantautore genovese. Il brano, ultima traccia di Non al denaro, non all’amore né al cielo, rappresenta una fedele reinterpretazione dell’omonimo componimento poetico di Edgar Lee Masters, realizzata con grande maestria da un cantautore come De Andrè che, come in non altri casi, sembra essere perfettamente calato nel personaggio a cui ha dato vita, tanto da ripeterlo – è l’unico caso nell’album – per due volte, all’interno dell’omonima traccia e nella prima canzone del disco, La Collina. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito della canzone di Fabrizio De Andrè che ha fatto la storia della sua discografia e non solo.

Il testo di Il Suonatore Jones di Edgard Lee Masters

Al fine di prendere in considerazione il capolavoro di Fabrizio De Andrè, non possiamo che considerare il testo di Il Suonatore Jones di Edgard Lee Masters. Si tratta del seguente:

La terra ti suscita,
vibrazioni nel cuore: sei tu.  
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita.
Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
O un largo prato tra te e il fiume?
Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
perché i buoi saran pronti al mercato
o ti accade di udire un fuscìo di gonnelle
come al Boschetto quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una pila di polvere
o un vortice di foglie volevan dire siccità;
a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
 Come potevo coltivare le mie terre,
— non parliamo di ingrandirle — 
con la ridda di corni, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
e il cigolìo di un molino a vento — solo questo?
Mai una volta diedi mani all’aratro,

che qualcuno non si fermasse nella strada
e mi chiamasse per un ballo o una merenda.
Finii con le stesse terre,
finii con un violino spaccato —
e un ridere rauco e ricordi,

e nemmeno un rimpianto.

La storia di Il Suonatore Jones di Fabrizio De Andrè

Il Suonatore Jones rappresenta, senza dubbio, una delle tracce a cui Fabrizio De Andrè è stato particolarmente legato nell’ambito della sua vita, come si può notare dalla trattazione del personaggio stesso. A tal proposito, il cantautore ha dichiarato: “Non c’è dubbio che per me questa è stata la poesia più difficile. Calarsi nella realtà degli altri personaggi pieni di difetti e di complessi è stato relativamente facile, ma calarsi in questo personaggio così sereno da suonare per puro divertimento, senza farsi pagare, per me che sono un professionista della musica è stato tutt’altro che facile. Capisci? Per Jones la musica non è un mestiere, è un’alternativa: ridurla a un mestiere sarebbe come seppellire la libertà. E in questo momento non so dirti se non finirò prima o poi per seguire il suo esempio”.

L’esempio del suonatore, l’unico che abbia un nome nella trattazione di De Andrè (eccezion fatta per le menzioni presenti ne La Collina), è quello di libertà, che passa attraverso la musica: in molti hanno rivisto, nella sua figura, quella del cantautore genovese, che ha espresso se stesso nel migliore dei modi all’interno di questa traccia del 1971.

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