Molti conosceranno sicuramente Jeff Buckley, un po’ meno Tim Buckley. Ma noi siamo qui a recuperare quella che è stata una delle menti più innovative del rock. Chi era Tim, il padre di Jeff? Era un musicista molto particolare che molti hanno recluso solamente nel genere folk rock ma che ha in realtà molti elementi in più. Certamente il Nostro è legato al genere folk, ma negli anni ha inserito degli elementi psichedelici, barocchi e nella parte finale della sua carriera vicine al jazz e R/B. Già questo potrebbe bastare per definire Tim Buckley un grandissimo musicista e un grande rocker.
La giovinezza e l’incidente alla mano sinistra
Proviamo a spingersi un po’ oltre. Il Nostro quando era molto giovane imparò a suonare moltissimi strumenti a corda, primo fra tutti il banjo. Ma ecco qui l’elemento che ha rivoluzionato la sua carriera. Quando era giovane giocava a football americano nel ruolo di quarterback ma ebbe un violentissimo e brutto incidente. Perse quasi completamente l’utilizzo delle dita della mano sinistra, in particolare del pollice e dell‘indice. Di conseguenza fu costretto a usare per la sua carriera, almeno per la maggior parte dei brani, accordi estesi e aperti senza fare barré. Per molti questo poteva essere un limite incredibile ma per lui fu un grande punto di forza.
Dal rock psichedelico all’introspezione del folk progressivo
Negli anni la sua passione per la musica si sviluppò a partire dall’influenza psichedelica e di Bob Dylan negli anni Sessanta. La sua carriera in realtà durò poco, appena 8 anni, dal 1966 al 1974 ma questo bastò per fare di Tim Buckley una delle menti più innovative del rock. L’elemento chiave del suo genio era in gran parte motivato dal suo carattere molto introspettivo, profondo e ricco di malinconia che spesso si contrastava con un mood talvolta energico, talvolta intimista. Molti critici musicali e musicisti dell’epoca lo catalogarono come un grandissimo della musica dell’epoca, uno di quelli che ha definito i canoni del folk progressivo. Non era certo un riconoscimento da tutti, anzi.
La capacità di unire insieme vari stili
Il Nostro ha passato varie fasi della sua carriera. Molti lo associano alla corrente freak ma non perché fosse un personaggio bizzarro o strano. Si intende il fatto che Tim Buckley riuscì a fondere insieme stili diversi creando un mood personale veramente unico. Nella prima parte della sua carriera, oltre al folk, si sentivano influenze jazz e con il tempo imparò a utilizzare il suo timbro e voce in maniera incredibile. Soprattutto negli anni Sessanta il panorama musicale iniziò ad apprezzarlo moltissimo per le sue indubbie qualità vocali, influenzate dal free jazz. Gli ultimi dischi che vengono purtroppo definiti meno ispirati dei primi (e per noi non è assolutamente così) si percepiscono influenze R/B decisamente singolari.
La morte
L’unico “problema” di Tim Buckley era che i suoi dischi non ebbero grandissimo successo discografico, seppur con il plauso della critica. Alla fine, a causa di una overdose di eroina e alcol, Tim morì nel 1975 in California. Molti lo piansero, soprattutto negli anni a vivere, in primis suo figlio.