Nel corso della sua carriera, Fabrizio De Andrè ha realizzato una serie di capolavori artistici, incontrando la resistenza popolare di un determinato pubblico e, in altre occasioni, ottenendo un grandissimo successo con i suoi prodotti discografici. Gli album di Faber sono considerati, ancora oggi, come delle pietre miliari del rock, che portano la musica italiana ad acquisire un valore inestimabile; eppure, non tanti dei prodotti discografici di Fabrizio De Andrè hanno ottenuto un grandissimo successo in termini di vendite e certificazioni, come dimostrano i numeri presenti all’interno delle statistiche di vendita e relative alle certificazioni del nostro paese. Ma qual è l’album più venduto di Fabrizio De Andrè? Vogliamo parlarvene all’interno del nostro articolo.
Le Nuvole, la storia del dodicesimo album in studio di Fabrizio De Andrè
Per quanto non sia semplice la classificazione dei prodotti discografici più venduti di Fabrizio De Andrè, si possono identificare tre album che hanno venduto maggiormente, secondo le statistiche che sono state diffuse dalle varie certificazioni Fini e non solo punto gli album in questione sono Creuza De Ma, Le Nuvole e Anime Salve, che rispettivamente hanno venduto più di 100.000, 350mila 300mila copie.
A proposito di le nuvole, Il dodicesimo album in studio di Fabrizio De Andrè, il prodotto discografico in questione è stato pubblicato il 24 settembre del 1990, e ha ottenuto un disco di platino data la vendita di oltre 350000 copie nel mercato italiano. Si tratta di un successo pubblicato ben 6 anni dopo la pubblicazione di Creuza De Ma, del 1984, e realizzato in collaborazione con Mauro Pagani. È stato proprio lo stesso polistrumentista, compositore e produttore discografico italiano a parlarne e ad indicare quale sia stata la genesi dell’opera di grandissimo successo, tale da ottenere anche la Targa Tenco nel 1991 per il miglior album e la miglior canzone, La domenica delle salme.
Le dichiarazioni di Mauro Pagani su Le Nuvole
Il grandissimo successo di Le Nuvole non deriva soltanto da un atteggiamento artistico in termini compositivi o dalla realizzazione di singole canzoni; è stato proprio il compositore Mauro Pagani a parlare della nascita dell’album di grandissimo rilievo, in una sua intervista: «…in Creuza in fondo ci eravamo divisi i compiti, lui i testi, io le musiche. Quando cominciammo a lavorare al disco nuovo ci rendemmo conto invece che con il passare degli anni il nostro rapporto si era fatto più profondo, che le nostre conoscenze sempre più si influenzavano e si intrecciavano a vicenda. Così stavolta tutto prese forma e identità davvero a quattro mani, chiacchierando, inventando, facendo e rifacendo. Soprattutto guardandoci intorno, con una attenzione al mondo del tutto diversa da quella del disco genovese.»
E ancora: «Il «dove» stavolta finì per essere l’Ottocento, l’Ottocento cattolico e borghese delle grandi utopie, del colonialismo e delle guerre senza senso, così simile per contenuti e scelte ai tempi odierni, in fondo solo un po’ più veloci e molto più isterici. Tutto quello che avevamo tra le mani di nuovo trovò peso e collocazione, dai ricchi ateniesi di Aristofane, così simili ai nostri, all’ignavia di Oblomov, dall’incanto malinconico di Čajkovskij alla saggezza un po’ guittesca e senza tempo del secondino Pasquale Cafiero.»