Roger Waters attacca Trump: non è la prima volta
Non è certamente la prima volta che Roger Waters attacca Trump. Tempo fa, insieme a tutti gli altri numerosi attacchi che il presidente degli Stati Uniti aveva ricevuto, c’era stato anche quello del leader dei Pink Floyd. Queste erano state le sue parole: “Rappresenta la follia americana sotto un ombrello di ignoranza assoluta. E’ un maiale ignorante, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Vive nell’illusione di essere una persona da ammirare in qualche modo. Ma ovviamente per le persone come me, lui rappresenta tutto quello che non c’è da ammirare nella società americana”.
Capitolo secondo dell’attacco è stato il concerto di Roma, una delle tappe dell’Us Them Tour. Durante la sua esibizione di Pigs, ha fatto scorrere sullo schermo le immagini di Donald Trump. Alla fine della sua esibizione il messaggio è stato chiaro: “restiamo umani”, lo stesso slogan circolato nel pubblico romano attraverso il celebre Algie, per l’occasione italiano anch’esso. L’invettiva è stata mossa a tutti i fascismi: il pubblico ha collaborato, urlando i nomi di Le Pen, Salvini, Farage e Putin.
Musica e politica vanno scisse?
Quello che si è verificato a Roma è soltanto l’ultimo di molti eventi simili che conciliano politica e musica. Non parliamo di canzoni a tema, come le tantissime che sono state dedicate – solo per fare un esempio – alla guerra in Vietnam. Parliamo di veri e propri attacchi da parte di grandi e celebri esponenti musicali, in occasione di dichiarazioni ufficiali o concerti.
Non solo Roger Waters, c’è da dirlo. Proprio a Roma, in occasione di una delle tappe italiane dei Pearl Jam, la band di Seattle aveva approfittato del proprio concerto per mandare un messaggio alla politica italiana. Bersaglio, su tutti, in quel caso fu Matteo Salvini, reo di aver chiuso i porti. Da quel messaggio, fatto passare attraverso le note di Imagine di John Lennon, erano nati attacchi da parte dello stesso Salvini e molti altri (come Rita Pavone, protagonista della disputa con la grunge band).
Tutto ciò, per quanto relativo possa essere, fa nascere un interrogativo interessante: musica e politica vanno scisse? E’ un quesito che divide la critica. Da un lato c’è chi è d’accordo: chi fa musica deve occuparsi di musica, chi fa politica deve invece pensare alla politica. Ma quanto è valido questo principio nel momento in cui ognuno parla di ciò che crede? Ad ogni modo, c’è chi pensa che la musica sia stata, negli anni, un mezzo sempre più propagandistico della propria idea politica, e in qualche caso si deve dar ragione a queste voci. Di contro, c’è chi pensa che musica e politica vadano a braccetto. La politica è un argomento, la musica si serve di argomenti e deve utilizzare lo stesso metro di giudizio con tutti. Insomma, non solo Roger Waters attacca Trump, questo è chiaro.