Ve li ricordate i Pink Floyd a Pompei? Era giusto qualche annetto fa e immaginiamo che i più giovani tra voi sicuramente non ricorderanno questo concerto veramente incredibile. Leggiamo insieme la storia e i segreti dei Pink Floyd a Pompei, uno dei live più incredibili della band di Roger Waters e David Gilmour. Era il 1971 e il regista Adrian Maben contattò Steve O’Rourke, manager dei Pink Floyd per fare un concerto live. Maben voleva fare un progetto molto particolare, unendo i pezzi dei Pink Floyd con opere d’arte contemporanee di Giorgio De Chirico, Andrè Magritte e molti altri, ma i Pink Floyd declinarono l’offerta.
Perché fare un concerto del genere a Pompei?
Maben decise allora di fare un semplice film documentario a tema musicale con i Pink Floyd a Pompei. Ma perché proprio a Pompei? Nel 1971 il regista era andato in Italia in vacanza con la fidanzata dell’epoca e credeva di aver perso il portafoglio a Pompei. Così tornò indietro sui propri passi ed ebbe l’illuminazione. Doveva chiamare una delle più originali band progressive rock e doveva farli esibire in quella cornice artistica incredibilmente unica nel suo genere. Chiamò immediatamente i vari soprintendenti per chiedere permessi vari e li ottenne. Aveva 6 giorni di tempo per fare riprese. Poteva bastare.
Le difficoltà logistiche e organizzative
I Pink Floyd accettarono volentieri ma decisero di imporre alcune condizioni. Non ci doveva essere assolutamente playback, di nessun tipo, loro volevano assolutamente suonare dal vivo. Così la band si portò dietro attrezzatura, tutta, tra strumenti e amplificatori. Non fu certamente facile mettere insieme un impianto audio del genere cercando di avere una qualità sonora accettabile, ma in qualche modo ci riuscirono. Pensate che tra i vari tecnici del suono c’era un personaggio molto particolare che si era intrufolato per avvicinarsi il più possibile ai suoi idoli. Era Lucio Dalla, il grandissimo cantautore bolognese che aveva fatto carte false per stare un po’ con i Pink Floyd.
Che pezzi suonarono i Pink Floyd a Pompei?
La troupe così si organizzo in modo da permettere una ottima riuscita dello spettacolo. Il problema è che l’elettricità non bastava e così si decise di portare direttamente la corrente dal Municipio di Napoli con un cavo lunghissimo. Le condizioni erano quindi cambiate e il concerto si doveva fare solamente in 4 giorni, non in 6. Così il regista si mise d’accordo con la band su quale dovesse essere la scaletta. La band suonò 3 dei suoi pezzi più evocativi dell’epoca, ovvero Echoes, One of These Days, e A Saucerful of Secrets. Ovviamente i 4 membri fecero di tutto per rendere tutto perfetto.
Le altre riprese
Anni dopo David Gilmour tornò in quel luogo per un concerto solista davvero magico e che rievocava quelle emozioni straordinarie. Tornando a quel concerto del 1971, va detto che in realtà le riprese non vennero fatte tutte a Pompei, ma vennero integrate con alcune riprese dei Pink Floyd a Parigi e da altre in studi cinematografici. Negli anni sono poi uscite varie director’s cut e edizioni speciali con alcuni spezzoni di brani non presenti nelle versioni ufficiali.